Tuesday, 23rd April 2024 13:19
Home / È questa la coincidenza più strana mai capitata ai tavoli da poker?

Coincidenza: una catena di eventi o circostanze senza una connessione causale apparente.

La vita è piena di coincidenze. Talmente tante che, a volte, sembra che l’universo cospiri per creare momenti di fortuna, incontri casuali e risultati fantastici. O forse no…

Da giocatori di poker, non dovremmo pensarla in questo modo, almeno non mentre siamo seduti al tavolo.

Il poker è un gioco di logica. La matematica che “regola” probabilità e varianza può aiutarci a capire cosa succede durante il gioco, a prescindere da quanto insoliti possano sembrare i risultati.

La statistica può spiegare, per esempio, perché la vostra coppia d’assi a volte perda contro la coppia di 2 (che vince quasi il 19% delle volte). Anche una striscia vincente o una sfilza di risultati negativi è spiegabile in termini statistici. E, se siete abbastanza fortunati da vincere uno di quei tornei che cambiano la vita, l’analisi del torneo dà una spiegazione razionale di come tutti i fattori si siano verificati per potervi dare la vittoria, anche se è successo alla vigilia del vostro compleanno.

Nel poker online o nel poker live, non dovrebbe esserci spazio per pensieri sconclusionati. Eppure, anche i professionisti, le cui carriere dipendono dal potere della razionalità, devono ammetterlo: cose strane e meravigliose succedono ai tavoli da poker.

Doyle Brunson alle WSOP 1976

La mano di Doyle Brunson

Probabilmente non esiste coincidenza più strana, né esempio migliore di “destino”, di quella volta che Doyle Brunson ha vinto il WSOP Main Event per due anni di fila, in entrambi i casi chiudendo l’heads-up con la stessa mano: un pessimo 10-2.

Doyle Brunson è uno dei giocatori di poker più famosi di sempre. Ha giocato da professionista per oltre 50 anni, durante i quali ha vinto 10 braccialetti WSOP. Chiaramente non è un giocatore che si basa sulla fortuna quando si siede al tavolo.

Eppure, agli occhi di qualsiasi spettatore e forse dello stesso Brunson, sembrerebbe che qualche specie di forza abbia cospirato per renderlo uno dei soli quattro giocatori a vincere due volte il Main Event. Forse.

La prima volta…

Torniamo indietro al Main Event WSOP 1976. Il torneo arriva all’heads-up e, a quei tempi, il vincitore si prendeva tutta la posta in palio. Sono rimasti in gioco solo Doyle Brunson e Jesse Alto.

A differenza di Brunson, Alto era un giocatore di poker amatoriale che lavorava in una concessionaria. Brunson si era presentato all’heads-up in netto vantaggio e cercava di sfruttare la differenza di stack, oltre che un evidente vantaggio in termini di skill.

Nonostante ciò, la strategia di poker vuole che 10-2 non sia una mano molto forte. È quasi sempre da foldare, anche in heads-up contro un giocatore più debole. Solo Brunson sa cosa lo ha spinto a giocare la mano descritta qui sotto. Magari “se lo sentiva”?

Jesse Alto rilancia con A-J. Brunson chiama con 10-2 suited. Il flop è A-J-10. Brunson manda la vasca con la sua bottom pair, trasformando la sua mano in un bluff, per fare pressione sullo short-stack Alto e costringerlo al fold.

Ovviamente, Alto non può mai foldare una mano forte come la top two pair. Call, facile. Alto è in netto vantaggio e si appresta a raddoppiare.

Il turn è un 2, che concede a Brunson una doppia coppia più debole: Doyle è ancora in svantaggio. Poi, al river capita un 10, che permette a Brunson di chiudere un improbabile full runner-runner. E d’un tratto, Doyle vince il WSOP Main Event per $220k.

Le probabilità che Brunson potesse vincere quella mano erano bassissime, ancor di più dopo il flop, quando i due sono finiti all-in. Sicuramente è una delle peggiori bad beat nella storia delle WSOP. Ma le bad beat capitano sempre, e nel grande schema delle cose, questa mano non può certo definirsi come la coincidenza più grande del poker.

Finché non è accaduto di nuovo…

Giù il cappello per Doyle Brunson, formalmente ritirato dopo 50 anni da professionista del poker

La seconda volta…

È l’anno seguente, il 1977, e il WSOP Main Event sta per terminare. Doyle Brunson è ancora una volta in heads-up, sempre in vantaggio di chip. Stavolta si trova contro un collega, il pro americano Gary “Bones” Berland.

Brunson spilla 10-2, stavolta offsuit. Berland ha 8-5. Entrambi entrano nel piatto. Il flop è 10-8-5: Doyle ha la top pair, Berland una doppia coppia. Con mani di poker del genere, in heads-up, quasi sempre si finisce ai resti.

Berland punta e Brunson chiama.

Il turn è un 2, e Brunson chiude una doppia coppia superiore. Punta, Berland va all-in e Brunson chiama.

Stavolta, Brunson è già avanti, quando tutte le chip finiscono nel piatto. Ma, come se non bastasse, come a voler aggiungere un’ulteriore dose di coincidenza cosmica, il river è un 10 che dà a Brunson ancora un full!

E così, il campione in carica si porta a casa il WSOP Main Event per il secondo anno di fila, entrambe le volte con 10-2 e chiudendo sempre un full house al river.

10-2 oggi è nota come la “mano di Doyle Brunson“, nonché la mano più fortunata del poker. Ed ecco spiegato il titolo sulla più grande coincidenza mai capitata ai tavoli di poker.

Due volte di fila… sul serio?!

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