Friday, 29th March 2024 06:49
Home / Il troppo stroppia: il calendario fitto ha un effetto negativo sui migliori calciatori?

Domenica a nord di Londra, giovedì in Bulgaria. La domenica dopo a Southampton e il martedì a est di Londra. Giovedì nella Macedonia del nord e domenica ancora Londra nord. Poi martedì a est di Londra, prima di tornare a nord il giovedì. Un viaggio a Manchester la domenica ha chiuso un periodo di due settimane di viaggi che avrebbero sfiancato persino Phileas Fogg. Senza contare che ad ogni fermata corrispondono 90 minuti a rincorrere un pallone in un campo da calcio.

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Il calendario di settembre del Tottenham non è mai stato così fitto.

A questo punto è normale che Jose Mourinho, il sempre schietto manager del Tottenham Hotspur, squadra che milita nella Premier League inglese, abbia cominciato a parlare di sacrifici – sia rispetto alle possibilità di successo del suo team, sia del fisico dei suoi giocatori. Quello che avete letto nell’anteprima è stato il diario di viaggio con cui gli Spurs hanno inaugurato la stagione 2020-2021, con il team di Mourinho coinvolto in tre competizioni e le partite di calcio ad accumularsi l’una sopra l’altra. Il manager sapeva di doversi aspettare qualche sconfitta e, cosa peggiore, qualche infortunio dei top player.

“Vorrei lottare per la Carabao (Cup), non penso di poterlo fare”, ha dichiarato Mourinho durante il congestionato calendario di settembre, preparando i supporter per la sconfitta nella terza competizione più importante d’Inghilterra. Parlando dell’infortunio di Heung-min Son, attaccante del Tottenham, Mourinho ha aggiunto: “Penso che Sonny sia stato solo il primo. Ne arriveranno altri. Son è stato il primo, ma ce ne saranno ancora”.

Sembra decisamente intuitivo che quanto più ai giocatori di calcio sia richiesto di giocare, tanto più le loro performance saranno peggiori e alto sarà il rischio di infortunio. Nessun corpo umano può reggere il tipo di sforzo fisico richiesto ai calciatori di alto livello, una situazione resa ancor più pressante dalla pandemia da Covid-19 che ha ulteriormente compresso il calendario. Tuttavia, due mesi dopo quelle dichiarazioni di Mourinho, il suo Tottenham si è trovato in testa alla Premier League, ai quarti di finale della Carabao Cup e alla fase a gironi dell’Europa League. Son è all’apice della forma e ha segnato 13 gol in tutte le competizioni, tra i bomber più prolifici d’Europa.

Perciò la domanda nasce spontanea: quali sono i reali effetti di un calendario congestionato sui calciatori – sui loro corpi e le loro prestazioni? Molti studi accademici hanno analizzato il problema nelle scorse settimane, e le conclusioni potrebbero sorprendervi.

A ottobre, Liam Harper della Huddersfield University, Richard Page della Edge Hill University e Ross Julian della University of Münster in Germania, hanno pubblicato uno studio intitolato “The Effect of Fixture Congestion on Performance During Professional Male Soccer Match-Play: A Systematic Critical Review with Meta-Analysis“. Come suggerisce il titolo, lo studio è stato piuttosto approfondito, a partire dalla definizione di calendario congestionato (“un minimo di due incontri successivi con un periodo di recupero inferiore alle 96 ore”), per poi chiarire l’obiettivo (“volevamo condurre un riesame sistematico e una meta-analisi della letteratura relativa agli effetti di un calendario congestionato sulle performance fisiche, tecniche e tattiche nelle partite di calcio professionistico”) e infine descrivere una metodologia. Gli accademici hanno studiato 16 articoli in materia, analizzandone cinque con particolare attenzione, prima di arrivare ad una conclusione franca: “La distanza totale percorsa [cioè i metri corsi dai giocatori di alto livello durante un match] non viene influenzata dal calendario congestionato”. Le statistiche sembrano mostrare che non c’è stato quasi cambiamento in quanto a capacità di corsa in momenti congestionati o meno. Tuttavia, anche se i giocatori corrono la stessa distanza, le prestazioni non sono identiche. Lo studio ha notato inoltre una riduzione nel numero di scatti e delle cosiddette corse ad “alta intensità” durante una partita, con i giocatori a optare più per corsette o addirittura camminate in campo. Questo è significativo perché gli studi precedenti sottolineano l’importanza degli sprint ad alta intensità come motori principali dei momenti più importanti di una partita: i gol. “Sprint e corse ad alta intensità… di solito sono collegati a momenti salienti di una partita; uno studio tedesco ha mostrato come il 45% dei gol siano preceduti da uno scatto”, hanno scritto Harper (ed altri) nello studio.

Harper ha ipotizzato che il calendario congestionato possa influenzare negativamente anche l’altro lato del campo. Anche se non ci sono grosse evidenze relative alle performance difensive delle squadre, ci sono elementi che suggeriscono come un calendario congestionato possa portare a maggiori cali di concentrazione del reparto arretrato. Uno studio ha analizzato il Liverpool, campioni in carica in Inghilterra, il cui manager Jurgen Klopp è stato altrettanto critico nei confronti dei calendari del calcio moderno, notando come i difensori si sono fatti trovare più spesso in posizioni sbagliate, probabilmente a causa della fatica mentale delle troppe partite ravvicinate.

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Jose Mourinho è tra i manager che si sono più lamentati della congestione dei calendari. 
(Credit: A.Osipov/Creative Commons)

“In un ciclo congestionato, la sincronia tra i giocatori può ridursi”, scrive Harper. “Per esempio, la distanza tra il terzino destro e l’ala destra può aumentare. Perciò, il terzino destro non riesce a recuperare altrettanto velocemente, è più esposto ai controattacchi e gli avversari potrebbero trovare più spazio sul proprio lato sinistro. Il centrocampista difensivo deve così lavorare di più, e la squadra si allunga… una combinazione tra fatica e minor tempo per lavorare sulla tattica e sulla forma, quando il calendario è congestionato, rende il lavoro dell’allenatore ancor più difficile”.

Le circostanze, tuttavia, possono offrire un’opportunità per gli allenatori più astuti che vogliono sperimentare nuovi stili di gioco. A inizio dicembre, Mourinho ha rivisto le tattiche degli Spurs e ne ha tratto enormi benefici, anche se si lamenta ancora della congestione del calendario. In un articolo del Times, il giornalista James Gheerbrant ha analizzato le prestazioni del Tottenham nel primo terzo della stagione di Preamier League – un periodo durante il quale gli Spurs sono emersi come impronosticabili leader del campionato, grazie alla miglior difesa e al secondo miglior attacco.

“Tatticamente, il Tottenham è molto diverso rispetto alle altre contendenti per il titolo”, ha scritto Gheerbrant, descrivendo un Tottenham “più snello e pungente” rispetto alla prima stagione con Mourinho in panchina. Gli Spurs attendono molto più delle altre squadre, e non a caso sono al 13° psoto come numero di passaggi nella trequarti avversaria, e non vanno neppure spesso in pressing nella metà campo offensiva. Secondo le statistiche della lega, occupano anche il 13° posto per quantità di palle perse. “In breve, gli Spurs non pressano e non hanno possesso palla in attacco quanto le altre contendenti”, scrive Gheerbrant.

Il piano d’azione del Tottenham si poggia fondamentalmente su due attaccanti letali: il capitano dell’Inghilterra Harry Kane e il già citato Son – entrambi in grande forma di recente, nonostante i timori di infortunio. Ma è interessante notare anche come le iniziali preoccupazioni di Mourinho su un eccessivo esaurimento delle energie abbia in realtà contribuito alla revisione del suo stile di gioco – e con grande successo.

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(Credit: Nathan Rupert/Flickr)

La Premier League si avvicina al Natale, un periodo che da tradizione è sempre ricco di impegni (la pandemia ha di fatto cancellato la pausa natalizia quest’anno) e gli studi suggeriscono che la preoccupazione degli allenatori sulla forma dei giocatori è giustificata. L’UEFA Elite Club Injury Study (UEFA-ECIS) che, dal 2001, “colleziona dati riguardanti l’esposizione e gli infortuni dei giocatori di quasi 50 club di calcio di alto livello di 17 paesi diversi” ed è aggiornato annualmente, ha sempre sottolineato un legame tra la mancanza di giorni di riposo tra due partite e i più comuni infortuni nel calcio, in particolare a livello muscolare, subiti sul campo.

“Lo sforzo fisico di un giocatore di calcio professionista è altissimo”, inizia il report del 2013. “La media della distanza totale coperta durante una partita di calcio è tra i 10.000 e gli 11.000 metri, con alcuni giocatori che raggiungono i 14.000, e quasi un quarto della distanza è coperta da corsa ad alta intensità.

“Gli studi hanno dimostrato che ci vogliono diversi giorni per recuperare a pieno dopo una partita di calcio. La fatica rimasta fino a 72 ore dopo una partita si palesa in termini di performance fisiche di minor livello, così come nell’aumento dei livelli di marcatori del sangue, a testimonianza di danni muscolari e stress ossidativo. Inoltre, la preparazione mentale e i viaggi prima di una partita possono contribuire ulteriormente alla fatica.

“Giocare partite di calcio professionistico, specialmente in trasferta, significa lunghi viaggi e riposi notturni in ambienti non familiari, che possono avere un impatto negativo sulla qualità del sonno dei giocatori”.

I giocatori quest’anno hanno dovuto giocare senza i fan negli stadi, dovendo fare meno del boost di adrenalina associato ad una folla acclamante, pur senza rinunciare agli spostamenti per le partite. Klopp, l’allenatore del Liverpool, non è il solo a lamentarsi di una lista infortunati sempre più lunga, e sta spingendo affinché le associazioni riducano i carichi di lavoro. Vuole che le autorità del calcio permettano alle squadre di usare cinque cambi in ogni partita, e avere più giorni di riposo tra un match e l’altro.

“Non è per me. Non è per il Liverpool: è per il bene dei giocatori”, ha dichiarato Klopp. “Questa ormai non è una stagione normale. Questa è una stagione più corta di quattro settimane ma con lo stesso numero di partite… gli scienziati dello sport dicono che ci vogliono almeno 72 ore per recuperare”.

Difficile dire se le richieste di Klopp verranno ascoltate, anche perché in ballo ci sono contratti lucrativi con le emittenti tv, che in qualche modo hanno aiutato le finanze dei club in assenza dei fan, e che adesso si aspettano che le squadre compaiano negli slot televisivi stabiliti. Ma con i giocatori che cadono come mosche presumibilmente le emittenti e le autorità capiranno presto che anche la qualità dei loro programmi sta scemando.

E visto il periodo non certo allegro, i tifosi del calcio si meritano di vedere le loro stelle brillare al meglio. Per farlo, però, devono essere in forma.

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