A 72 anni suonati, Marcel Luske è ancora ai tavoli da poker per provare a vincere grandi tornei. I più giovani tra voi non lo conosceranno, ma stiamo parlando di uno dei personaggi più influenti negli ultimi 25 anni di storia del poker.
MARCEL LUSKE, L’OLANDESE VOLANTE E STILOSO
Nato ad Amsterdam nel marzo del 1953, Marcel venne chiamato così in onore di Marcel Serdan, pugile francese per cui suo padre, macellaio e boxeur nel tempo libero, andava matto. Prima di dedicarsi al poker, gli interessi e le attività di Luske erano state molteplici, da cantante ad addetto alle dogane, da dipendente di un night club a proprietario di un bar dentro il mercato di Amsterdam, dove iniziò a cimentarsi nel Five Card Stud.
Il giovane Marcel ci sapeva fare, così fu spinto a provare a partecipare a qualche torneo, con risultati eccellenti.
Il risultato più importante in carriera è un decimo posto al torneo principale dei campionati del mondo 2003, quello che diede vita al mito di Chris Moneymaker.
Al di là della sua attività da giocatore, tuttavia, Marcel Luske è divenuto celebre per altre ragioni.
In primis, Luske era stato tra i primissimi a capire l’importanza del look, o dell’outfit come si chiama oggi. In un mondo che era ancora popolato dall’iconografia dei cowboy, lui si presentava elegantissimo in abito nero, con in più un vezzo: quello degli occhiali da sole inforcati al contrario.
Lo stile nel vestire e il comportamento impeccabile ci portano al motivo reale per cui Marcel Luske è stato così importante nella storia recente del poker.
IL MIGLIOR TALENT SCOUT DI SEMPRE
Nel 2006, Luske lancia un’iniziativa allora inedita, per il mondo del poker: una sorta di scuderia di giocatori, un club esclusivo di giovani talenti scovati in ogni parte del mondo. Si tratta del “Circle of Outlaws”, letteralmente “il circolo dei fuorilegge”, ma il nome provocatorio voleva creare solo un effetto paradossale per combattere i luoghi comuni intorno al poker. Se ce ne sono ancora oggi, immaginate 20 anni fa.
I giovani “outlaws” erano 10. Noah Boeken, olandese come Luske e suo primo “protégé”, ma anche i fratelli Eric e Robert Mizrachi con il loro amico Frank Sinopoli, il finnico Patrik Antonius, l’americana prodigio del blackjack Erica Schoenberg, gli italiani Luca Pagano e Marco Traniello e anche persone già note come l’attrice inglese Jules Leyser e il “calcolatore umano” Scott Flansburg.
Lo scopo era quello di avere giocatori forti ma anche persone oneste, che si distinguessero per le capacità al tavolo e per il fatto di avere ognuno delle proprie caratteristiche peculiari, ma soprattutto per il comportamento impeccabile. Se è vero che Luske voleva giocare molto con gli ossimori, chiamando “Fuorilegge” un gruppo di bravi ragazzi, il giochino doveva reggere a 360 gradi, dunque nessuno del “Circle” doveva reagire male a una bad beat o connotarsi per comportamenti aggressivi o sopra le righe. Tutti dovevano comunicare il messaggio che possono esistere ragazzi che sono interessati al poker ma sempre mettendo il divertimento al primo posto.
La bontà delle scelte di Marcel Luske si è confermata nel tempo. Patrik Antonius è diventato una leggenda vivente soprattutto del cash game high stakes, Robert Mizrachi è tutt’ora un affermato professionista, così come Noah Boeken mentre Erica Schoenberg si è un po’ fatta da parte. Luca Pagano e Marco Traniello, dopo svariati anni da poker pro, hanno preso altre strade anche se Luca è tornato nei panni di organizzatore di grandi tornei live.
Anni e anni dopo il gioco si è evoluto, ma è dimostrato che il messaggio di Marcel Luske era e rimane validissimo.
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