Thursday, 28th March 2024 17:36
Home / Andrea "ANTIREGS87" Crobu: "Grazie al sostegno degli amici, nel Main Event ICOOP ho vinto due volte!"

Il poker è un gioco che crea sentimenti contrastanti.

Da un lato, infatti, è necessario che i risultati confermino che si tratta di un gioco di abilità, ovvero che chi è preparato, talentuoso ed esperto arrivi spesso e volentieri a premio. Dall’altro è indispensabile che mantenga intatto il sogno del “ce la posso fare anche io”. Se il poker fosse come gli scacchi, dove il Grande Maestro vince sempre o quasi, non sarebbe mai diventato il fenomeno che oggi conosciamo.

In altre parole, il riferimento è all’equilibrio tra meritocrazia e possibilità. Un confronto che si ripete in modo ancora più ampio soprattutto in occasione delle serie di PokerStars.it dove, grazie all’enorme varietà di tornei e a prizepool garantiti super appetibili, regular, “semi-pro” e giocatori occasionali si mescolano in unico grande field.

L’ICOOP 2019 da poco terminato, ad esempio, ha portato alla ribalta i nickname di tanti giocatori sconosciuti o relativamente ancora poco noti (come ad esempio “Gaza Sparta9“), così come ha confermato quelli di altrettanti regular che hanno lasciato la loro firma nel medagliere. Tra questi ci sono Antonino “assocatania” Leotta, Federico “IFOLDACES4U” Piroddi, Geo “Geo19855” Maresca, Eugenio “Eugol93” Sanchioni, solo per citare i più presenti nei nostri report ICOOP.

Al top di questa categoria c’è però Andrea “ANTIREGS87” Crobu che ha vinto il torneo più importante e più difficile dell’intera kermesse, il Main Event da 2.125 entries e 52.816 euro di premio (tra taglie e prima moneta). Una vittoria, la sua, celebrata dalla community pokeristica italiana e senza dubbio meritata, non solo per le sue note abilità di giocatore, ma anche perché arriva alla fine di un periodo difficile nel gioco e nella vita, come lui stesso ci ha raccontato.

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PokerStarsBlog: Ciao Andrea, grazie mille per il tuo tempo e ancora complimenti per la bellissima vittoria nel Main Event ICOOP!. Per cominciare ci racconti un po’ chi sei?

“ANTIREGS87”: Ciao a tutti e grazie per i complimenti! In questi giorni ne ho ricevuti una valanga e vi assicuro che mi fanno molto piacere. Mi presento in due parole: mi chiamo Andrea Crobu, ho 25 anni, sono sardo e vivo ad Abbasanta, in provincia di Oristano.

Andiamo un po’ indietro nel tempo: come e quando è iniziata la tua “love story” con il poker?

A dire la verità, prima di scoprire il poker, i giochi di carte e quelli da tavolo non mi avevano mai attirato. La mia prima passione è stata il calcio, che ho praticato dall’età di 5 anni fino a 16. Il primo incontro con il poker è stato con quello all'”italiana”, cioè il five card draw, che però mi aveva lasciato un freddo. A quel punto, un po’ per caso, ho conosciuto il Texas Hold’em attraverso una piattaforma su Facebook (Zynga Poker), dove si giocava senza soldi. Il poker americano mi ha incuriosito subito. Anche la televisione ha fatto la sua parte, con le puntate di Poker1Mania dove Luca Pagano commentava i grandi tornei internazionali di quel periodo. A 18 anni ho chiuso con il pallone (anche se ancora oggi mi concedo qualche partita) e mi sono avvicinato al poker. Insieme ad alcuni amici è scattata la voglia di provare il gioco con le carte in mano, organizzando piccoli sit nella veranda di casa mia. La lista delle persone che volevano partecipare era sempre piena. Ho vinto subito il primo sit casalingo. Poi un altro, e un altro ancora. Quasi il 50% dei sit li vincevo io e quindi ho pensato “forse questo gioco non è tutta fortuna”.

Così mi sono messo a studiare e da allora non ho mai smesso. In questo ambito, ancora oggi mi aiuta l’amicizia con Samuel Marra, un ragazzo bravissimo con il quale sono cresciuto pokeristicamente e con il quale ci scambiamo continuamente analisi sul gioco: io fornisco gli spunti tecnici, lui quelli più legati all’aspetto mentale. Ad una tappa dell’Italian Poker Tour ho conosciuto Federico Piroddi, un altro giocatore che ha inciso nel mio percorso per diventare un regular. Tutto questo insieme di cose e di persone mi ha permesso di iniziare bene nell’online: nel 2013, infatti, sono arrivati subito un primo e un secondo posto nel Sunday Special e da lì mi sono fatto un po’ conoscere.

Nonostante il tuo nickname, di fatto tu sei un regular. Come ci sei arrivato? Ti sei dato delle tappe, degli obiettivi nel viaggio verso il professionismo?

Innanzitutto il mio nickname ha una storia. Un giorno ho avuto una discussione abbastanza accesa con dei regular all’interno di un gruppo e così ho deciso di creare il nickname “ANTIREGS“. Il numero finale deriva invece dal nick di Xia Lin, un forte giocatore di cash game che ho conosciuto di persona e al quale sono ancora legato da una bella amicizia: lui giocava come “TomDwan87” e, siccome in quel periodo Tom Dwan era uno dei miei miti, l’87 mi è sembrato un giusto tributo.

La mia carriera pokeristica dura da 7 anni, nel corso dei quali ci sono stati tanti ostacoli, tanto impegno e anche alcuni errori. Nel poker come nella vita non contano solo le esperienze positive ma anche quelle negative, soprattutto quando ti consentono di distinguere le amicizie vere da quelle false, nonostante quasi sempre ci sia uno scotto da pagare. Questo mi ha maturato tantissimo, anche sotto il profilo personale. Ma non ho intenzione di fermarmi: continuerò a studiare per cercare di crescere ancora come giocatore: il poker è un’evoluzione costante, se non ti tieni al passo non puoi essere vincente.

Com’è oggi la tua giornata tipo? Quanto giochi e ti dedichi più al cash game o agli mtt?

Non sono più professionale come prima, ho un po’ rallentato. Una volta giocavo quasi 12 ore al giorno, adesso gioco di notte circa 6 ore, prevalentemente cash game. La domenica – quando non esco – e a volte il giovedì mi dedico agli mtt. Purtroppo sul .it c’è molta meno action rispetto ad un tempo, ora bisogna un po’ adattarsi ed individuare gli orari più interessanti per iniziare la sessione. La domenica è il top per gli mtt, in settimana è più interessante il cash game. Il martedì, invece, di solito mi prendo il giorno di pausa.

Poker giocato a parte, mi sveglio circa a mezzogiorno (dipende da che ora termino la sessione notturna), pranzo e poi mi rilasso un po’. Quando non studio gioco un po’ a playstation, faccio palestra 3 volte alla settimana, gioco a calcetto il venerdì e a volte anche la domenica (partite a 11 contro 11). Normalmente di sera esco un po’ e aspetto che arrivi la notte per giocare. D’estate riduco un po’ il ritmo perché in Sardegna è troppo bello stare fuori con gli amici!

Della tua vittoria nel Main Event si è già parlato parecchio, ma ti andrebbe di riassumerci l’andamento? In particolare, che sensazioni avevi al termine del Day1, dopo aver chiuso con un ottimo stack?

Il ME non dico sia stato facile, ma con un field così grande c’erano tanti player occasionali, tanti qualificati attraverso satelliti e il livello era relativamente basso. La prima giornata è stata sempre in discesa, a parte una fase in cui sono scivolato a 12bb dopo aver perso un bruttissimo colpo. Poi, a 30 left, ho vinto un flip QQ > AK e da lì sono risalito. A quel punto nel field c’erano anche alcuni nomi noti, ad esempio Alessandro Borsa, “Giulia90” e Andrea Cigna. Con i primi due non mi sono scontrato, mentre sono riuscito ad eliminare Andrea in un cooler preflop, 99>55. Ho chiuso il Day1 nella top 4, con 180 big blinds e una sensazione molto positiva, perché a un giocatore di cash game e con tanta esperienza come me, non è facile portarli via. Con così tanto margine di azione e con un field che non mi metteva realmente in difficoltà, ho scelto di giocare small ball, evitando di investire troppe chips nella fase preflop, e puntando a far valere la maggiore esperienza sul board. Insomma, ho limitato la varianza con poche invenzioni e tanta solidità.

E adesso come stai vivendo questo momento?

Questo risultato mi fa benissimo sia moralmente che economicamente perché venivo da un periodo non facile e ora sento di esserne completamente uscito. Sono felice, è un traguardo nuovo e di grande valore, ma anche perché ho ricevuto tantissimi complimenti da amici, giocatori e conoscenti. Tutti hanno apprezzato la mia vittoria. Insomma, grazie a loro ho vinto due volte, sia nel poker che nella vita reale: vuol dire che hai lasciato un’impronta positiva nel mondo del poker.

Il poker per te non è solo online, ma anche live, una specialità dove hai già collezionato un buon numero di piazzamenti. Ritieni possa essere profittevole? Hai in programma qualche partecipazione a tornei dal vivo, magari per qualificarti al PSPC di Barcellona 2020?

In passato ho fatto trasferte soprattutto a Barcellona e Montecarlo, e poi ho partecipato ad alcune tappe dell’IPT. Il live non morirà mai, perché a tutti piace giocare a poker con le carte in mano, toccando le chips e sedendosi a un tavolo vero. Poi ci sono le trasferte, che sono delle occasioni per ritrovarsi con amici e colleghi giocatori. Diventano quasi una vacanza. La cosa più bella è che il poker live offre una chance a tutti, anche se ovviamente chi è più preparato ha maggiori probabilità di fare profit. Per tutti questi motivi credo che i grandi eventi e le grandi partite nei casinò non finiranno.

Nel mio programma per il 2020 c’è sicuramente Barcellona, è la mia tappa preferita anche se quest’anno l’ho saltata. E’ un evento +EV, perché ci sono tornei per tutte le tasche e questo attira tanti giocatori occasionali. Ci sono i field più grandi a livello europeo e di conseguenza anche ottimi montepremi.

Hai parlato di situazioni +EV, ma il poker può esserlo ancora per chi oggi si sta avvicinando al gioco? Diresti che è ancora possibile farne una professione? E se sì, quali caratteristiche personali ci vogliono per raggiungere l’obiettivo?

Oggi non è facile: tutti sono preparati, tutti studiano. Inoltre in Italia l’azione è crollata, per tanti motivi, non ultima l’eliminazione della rake che, almeno dal punto di vista di noi giocatori è stata una mossa molto penalizzante. A chi, però, ha voglia di studiare ed è disposto a impegnarsi e fare qualche sacrificio io dico che non è mai troppo tardi, si può ancora fare: l’importante è avere testa, intuizione e capacità di applicarsi. Partendo dal basso, con umiltà, si può arrivare ovunque.

E quali sono invece i tuoi progetti per il futuro?

Non cambiano per il momento, anche se non credo che giocherò a poker per sempre. Voglio mettere da parte il più possibile, in modo da avere un budget da poter investire in qualche attività fra 10-15 anni al massimo. Per ora continuo, magari andrò a giocare sul .com, spero insieme a qualche amico con il quale affrontare la nuova esperienza. L’obiettivo massimo per me è arrivare a giocare gli high stakes sul .com: è un grosso obiettivo, difficile perché lì ci sono player molto preparati. Se però ripenso a dov’ero 6 anni fa e a dove sono oggi, credo che la cosa sia fattibile. Voglio inseguire i miei sogni e penso di poterli trasformare in realtà!

E il nostro desiderio – e augurio – è quello di raccontarli ancora a tutti i lettori del nostro blog!

Spero anch’io in una prossima intervista, magari per qualcosa di ancora più importante o per un risultato live! Vorrei infine ringraziare tutti coloro che mi hanno dimostrato il loro apprezzamento, e in particolare le persone che mi sono state vicine nel periodo più negativo. Ho cercato di rispondere a tutti, perché per me tutto questo tifo è un’iniezione di fiducia incredibile!

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