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Il bluff al turn e al river

Quando cominciamo a giocare a poker, non c’è niente di più gratificante del riuscire a portare a termine con successo un grosso bluff al river. Bluffare porta con sé una specie di appeal e inizialmente vogliamo farlo quando “percepiamo debolezza” o pensiamo di poter “rappresentare un’ottima mano”. Evolvendo come giocatori di poker, è importante farsi un’idea di quali ingredienti tecnici portino a un bluff redditizio e come individuare la loro presenza in una mano. Ci saranno sempre brutti bluff che funzioneranno e ottimi bluff che verranno visti, ma a lungo termine, identificare i seguenti fattori prima di imbarcarci in un bluff porterà a un maggiore valore atteso. Naturalmente alcuni giocatori odiano passare e altri hanno paura di andare a vedere grosse puntate. Dato che è facile sfruttare questi avversari allontanandosi da una strategia solida, in questo articolo li ignoreremo, concentrandoci invece su quando bluffare con una fold equity media o sconosciuta.

Ingrediente 1 – Equity migliorabile

Avere equity migliorabile significa avere una mano non pronta che ha equity per ciò che potrebbe diventare nei turni successivi. Se stiamo valutando di bluffare al turn e stimiamo una possibile fold equity di valore medio o sconosciuto, allora le mani non pronte che possiamo migliorare in qualcosa di nut un numero rilevante di volte costituiranno bluff di valore atteso superiore rispetto a quelle che non hanno speranze quando vengono viste.

Per esempio, supponiamo di avere effettuato una C-bet al flop su un board di 10-8-3-5 senza progetti di colore possibili e che il nemico sia venuto a vedere la nostra puntata. Al turn ci conviene sparare una seconda salva con J9 piuttosto che con A6. Il primo ha il potenziale di battere una coppia alta allo showdown con undici diverse carte al river. Il secondo ha solo tre out adatti allo scopo e non potrà mai vedersela con qualcosa di meglio di una coppia. A prescindere dalla fold equity, quando verranno a vederci avremo delle possibilità, pertanto la nostra migliorabilità è direttamente collegata al nostro valore atteso. Vincere un piatto ricco quando miglioriamo a una scala compensa largamente un piccolo deficit nella fold equity immediata. Un bluff al turn di due terzi del piatto, per esempio, deve funzionare il 40% delle volte per andare in pari in assenza di equity. A6 ha un leggero sconto per via dei tre out e forse potrà sopravvivere con il 38% di fold equity. J9, tuttavia, gode di uno sconto enorme e non richiede quasi fold equity per essere un bluff di valore atteso superiore. Il risultato è che, anche contro avversari tendenti ad andare a vedere, J9 rimane probabilmente un semibluff al turn redditizio.

L’unico caso in cui la migliorabilità non ha effetto su un bluff è al river, quando non ci sono più possibili miglioramenti da fare.

Ingrediente 2 – Assenza di valore allo showdown

Bluffare con troppo valore allo showdown è un errore che vedo ripetere molto spesso negli studenti alle prime armi. La ragione per cui questo tipo di errore è grave è che annulla completamente lo scopo del bluff. In generale, non guadagniamo molto valore atteso facendo passare al nemico una mano peggiore della nostra. A volte, al flop o al turn, guadagniamo del valore atteso quando il nemico passa con due overcard contro la nostra coppia, rinunciando così alla possibilità di ottenere uno di sei out; ma si tratta di un beneficio relativamente piccolo e una puntata a questo scopo è una puntata di protezione, non certo un bluff.

Il nemico fa check a un flop di AQ4 di semi diversi dal grande buio dopo essere andato a vedere l’apertura dal bottone dell’eroe. L’eroe ha in mano JJ e fa check con la sua coppia media visto che non c’è grande attrattiva nel puntare. Al turn, esce un innocuo 7 di seme diverso e il nemico fa ancora check. A questo punto, avviene spesso che lo studente sbagli ragionando in questo modo:

“Ho deciso di giocare l’affondo perché ha mostrato debolezza due volte.”

Allora potrei chiedere quale sarebbe di preciso lo scopo di questo cosiddetto “affondo”.

“Per farlo uscire.”

Controbatto alla risposta dello studente chiedendo quale mano sta passando il nostro avversario.

“Mani deboli, underpair, carte inutili, un re come carta alta”

sarebbe la risposta corretta, poiché c’è ben poca speranza che il nemico passi una donna o un asso. Nel frattempo, se l’avversario avesse davvero una di queste mani, abbiamo appena perso una puntata non necessaria. Ecco dove si trova il problema: passiamo solo mani con progetti che richiedono due out o meno. Solo Kx o una scala unilaterale ha fino a quattro out contro di noi e vale a malapena lo sforzo di proteggersi. “Affondare perché ha mostrato debolezza” è un motivo del tutto insufficiente per puntare, che ridurremo al rango di assurdità dopo aver definito chiaramente cos’è un bluff:

Un buon bluff porta l’avversario a passare un mano migliore della nostra un numero di volte sufficiente rispetto alla somma rischiata.

Ingrediente 3 – Rimozione positiva

A volte non abbiamo idea di quale sia la probabilità che il nemico passi perché stiamo giocando contro uno sconosciuto dall’altra parte del mondo. In questo caso, possiamo confidare nell’equity in nostro possesso per migliorare la nostra mano non pronta quando selezioniamo le mani da usare come bluff. Il problema è che a volte nessuna delle mani non pronte nel nostro range ha reali possibilità di migliorare. Consideriamo una situazione di piccolo buio contro grande buio su un board non rischioso come K83 di semi diversi. Come piccolo buio, abbiamo rilanciato al pre-flop, effettuiamo una C-bet al flop e il nemico vede. Il turn ci porta un 3 di seme diverso e noi valutiamo le nostre opzioni. Quale parte del nostro range forma i bluff migliori, ora che non possiamo più avere progetti? Dovremmo semplicemente lasciar perdere le carte inutili e puntare solo con mani di valore?

Ovviamente no: diventare fit-or-fold solo perché è impossibile avere un progetto di colore o di scala è ridicolo. Il nemico potrebbe semplicemente passare tutte le mani che battono il nostro bluff o sfruttarci senza mai pagare. Per creare equilibrio e rendere i nostri range più resistenti contro il gioco degli avversari, dobbiamo trovare dei bluff e, con poco altro di utile per selezionare la spazzatura nel nostro range, è qui che entra in gioco la rimozione positiva.

Per prima cosa, “rimozione” significa avere in mano delle carte che impediscono al nemico di averne in mano altre rilevanti. Quando abbiamo in mano delle carte che il nemico potrebbe usare per formare delle mani forti diciamo che “blocchiamo” alcune delle sue buone mani. Questa situazione è nota come “rimozione positiva” perché per noi è un vantaggio. Nel caso del bluff, ci aiuta ad avere una fold equity media più alta. Proprio così, possiamo aumentare la nostra fold equity tramite la selezione del bluff, anche quando non sappiamo nulla delle tendenze dell’avversario.

La “rimozione negativa” avviene quando rimuoviamo qualcosa dal mazzo che potrebbe dare al nostro avversario alcune brutte mani; per esempio, avere l’asso di un progetto di colore fallito al river.

Torniamo ora al board K833. Avendo fatto una C-bet al flop ed essendo stati visti, a volte dovremmo accendere il turn, ma principalmente per la rimozione positiva. Vogliamo eliminare alcune combinazioni delle coppie alte potenzialmente buone del nostro avversario, con cui non passerà quasi mai. Pertanto, è meglio bluffare da questa situazione con QJ, che elimina KQ e KJ (rimozione positiva) piuttosto che farlo con 76, che rimuove underpair deboli che potrebbero essere passate comunque (rimozione negativa). Non avere equity e letture non ci costringe a giocare allo scoperto, contrariamente all’opinione diffusa tra i novellini.

Conclusioni

Procedendo lungo la strada della competenza, abbiamo imparato che bluffare non è tanto questione d’istinto quanto di precisione. Ottenere una salda comprensione dei tre ingredienti per un bluff di successo migliorerà la probabilità di riuscita dei bluff e non lascerà spazio a giochi ingiustificatamente aggressivi.