Strategia MTT: il tavolo finale
Raggiungere il tavolo finale di un torneo multi table è un momento assolutamente particolare. Qui le cifre in gioco sono elevate ed il successo a lungo termine di un giocatore di tornei dipende in larga misura dal numero di volte in cui egli raggiunge il tavolo finale e quali traguardi raggiunge.
Per ironia della sorte il tavolo finale ha molte più analogie con quelle di un torneo Sit and Go (SNG) piuttosto che con un torneo multi table (MTT). Ciò dipende dal fatto che nel Sit and Go ci si trova più spesso ad affrontare la particolare dinamica di un tavolo finale (un SNG è praticamente un tavolo finale sin dall’inizio). Di questo fanno parte diverse fasi, dal full ring all’heads-up. Molti specialisti MTT giocano più spesso ai tavoli completi e difficilmente si cimentano con il gioco shorthanded.

Il tavolo finale inizia con nove giocatori (in taluni tornei anche dieci) e per ogni giocatore che esce i restanti si aggiudicano un premio monetario maggiore. Per questo possiamo parlare di un “bubble” permanente. In questo articolo esaminiamo le singole fasi. Operiamo un distinguo tra
- da 9 a 7 giocatori
- da 6 a 3 giocatori
- heads-up
Per sottolineare l’importanza di un gioco solido, osserviamo due tabelle esemplificative di un torneo da 100+9 con 806 partecipanti proposto da PokerStars. Si vede la differenza dei singoli piazzamenti e quindi, a titolo di confronto, il pay-out in percentuale sul montepremi totale.

Emerge chiaramente che i salti nella percentuale di pay-out sono costanti, mentre la differenza tra il primo e l’ultimo posto è enorme ed anche la differenza tra il primo ed il secondo posto resta comunque quasi pari al 10% del montepremi totale.
Possiamo esprimere l’entità del premio anche come multiplo del buy-in, il che spiega chiaramente quanto sia decisiva l’uscita in una delle posizioni superiori.
Piazzamento | Denaro del premio (x-volte buy-in) |
1st | 167 |
2nd | 93 |
3rd | 64 |
4th | 49 |
5th | 40 |
6th | 31 |
7th | 23 |
8th | 15,5 |
9th | 9 |
Il gioco da 9 a 7 giocatori
Il gioco all’inizio del final table tende per lo più ad essere molto tight, in funzione del fatto che ad un tavolo completo in generale è necessario giocare tight. Inoltre, come abbiamo già spiegato, per ogni giocatore che esce dal gioco, i rimanenti si assicurano una maggiore quota di denaro.
Per questa ragione è consigliabile giocare molto tight come short stack e andare in all-in solo con mani eccellenti. In questo modo sicuramente si riducono le proprie possibilità di vincere il torneo, ma d’altro canto di solito escono un paio di giocatori prima di noi, il che aumenta in misura significativa il denaro del premio. Se invece si va in all-in con delle carte medie, di regola si viene chiamati solo da mani decisamente più forti e si corre il rischio di uscire per primi.
Come big stack bisogna giocare altrettanto tight. Se si delineano buone possibilità di attaccare i blinds, soprattutto da posizione late, queste devono essere assolutamente sfruttate. Proprio gli avversari che hanno uno stack medio-piccolo e che trovano una buona mano sono gli obiettivi idonei per tentare un furto. I confronti con altri giocatori che hanno uno stack pari al nostro devono essere possibilmente evitati, in quanto l’abbandono precoce malgrado uno stack solido all’inizio del tavolo finale è lo scenario peggiore che possa delinearsi.
Il gioco da 6 a 3 giocatori
Una volta che un paio di giocatori hanno abbandonato il tavolo, la dinamica del tavolo varia considerevolmente.
Con sei giocatori, ogni tre mani si finisce nei blinds. Ciò fa sì che i giocatori eccessivamente tight vedono diminuire le loro chips coi blind. Pertanto occorre tenere presente di aggredire più spesso i blinds e di difendere i propri. Inoltre è diventato praticamente impossibile sbarazzarsi di avversari.
Gli stack diventano sempre più piccoli rispetto ai blinds, pertanto ha senso prepararsi con mani buone a controrilanciare preflop, per rendere quanto più semplici possibili le decisioni dopo il flop.
Con un numero di BB compreso tra 11 e 15 con delle mani ordinarie contro avversari che rilanciano frequentemente è opportuno giocare in all-in.
Questo approccio viene chiamato “resteal”, anche se la propria mano ha value.
Con un numero di BB compreso tra sette e dieci, si può giocare uno “stop and go”. In questa situazione si chiama un raise con una mano media dal blind e si gioca dopo ogni flop in all-in. In taluni casi ciò è meglio rispetto al gioco diretto in all-in, in quanto l’avversario potrebbe ad ogni flop pericoloso passare la mano migliore, mentre contro un all-in preflop deve chiamare molto spesso, a seguito delle pot odds.
Facciamo un esempio:
- Esempio:
Button: (60.000 chips)
SB: (50.000 chips)
Hero: (36.000 chips)
Blinds: 2.000/4.000
(Ante 400)
Il nostro giocatore si trova al big blind con 2♣ 2♦ . Il button rilancia a 12.000, SB passa, Hero chiama.
Flop:K♦ 7♦ 5♥
Hero va in all-in per 24.000 Chips. Il button passa.
In questo esempio un all-In preflop sarebbe una cattiva scelta, in quanto l’avversario avrebbe pot odds pari a circa 2,1:1. Dovrebbe praticamente chiamare con tutte le mani, dato che quasi ogni mano ha una possibilità del 20-35% di vincere. Qui è meglio optare per uno “stop and go” in quanto l’avversario avrà delle difficoltà a vedere un all-in al flop se non ha almeno in mano un re.

Small blind vs. big blind
In presenza di pochi giocatori succede spesso che tutti i giocatori allo small blind passino e si arrivi ad un duello tra small blind e big blind. Il tema SB contro BB è alquanto complesso e dipende in misura decisiva dall’avversario. Esaminiamo ora le singole situazioni:
Nello small blind
Con dieci BB o meno molte mani si dovrebbe semplicemente giocare in all-in. Le mani con un pushing range ragionevole sono:
- tutte le coppie a partire da 22
- tutti i suited aces da A2s
- tutti gli unsuited aces da A7o
- tutti i suited kings da KTs
- e tutti gli unsuited kings da KJo
Il range preciso dipende fortemente dal numero di mani con le quali l’avversario è pronto a vedere. Le trash hands assolute dovrebbero essere semplicemente passate, in quanto di solito non è consigliabile vedere con degli stack così esigui.
Stack più grandi
In presenza di stack più significativi occorre modificare il proprio gioco. A questo punto occorre utilizzare tutti i mezzi possibili dal raise al fold, passando per il call. In generale la regola è di rilanciare tanto più spesso quanto più frequentemente il big blind è pronto a passare la propria mano.
Considerando che come small blind si deve sempre giocare out-of-position, al flop bisognerebbe continuare a giocare, facendo per lo più una continuation bet. L’avversario non lega al flop in 2/3 dei casi oppure trova carte molto deboli (bottom pair) e cede con una frequenza tale per cui si prende in considerazione una continuation-bet.
- Esempio:
UTG: (145.620 chips)
CO: (65.534 chips)
Button: (39.039 chips)
Hero: (60.059 chips)
BB: (55.748 chips)
Blinds: 1.500/3.000
(Ante: 400)
Allo SB abbiamo in mano A♦ K♣ . Gli altri passano e noi rilanciamo a 9.000 chips con la nostra mano forte. Il BB vede.
Flop: 7♣ 2♠ 3♠ , nel piatto si trovano 20.000 chips, nella mano ci sono due giocatori.
Purtroppo non abbiamo trovato alcuna coppia, ma spesso il BB non lega al flop. Effettuiamo una continuation-bet.
Hero punta 14.000, BB chiama 14.000.
Turn: 8♥ (48.000), due giocatori
Ci sono rimaste ancora 37.000 chips, cioè meno del potsize-bet, l’avversario ha un numero di chips leggermente superiore al nostro. Qui abbiamo diverse opzioni: all-in, check/call-all-in, check/fold. Se qui giochiamo in all-in è (quasi) escluso che una mano peggiore veda. D’altro canto l’avversario raramente passerà la sua mano. Per questa ragione, giocare in all-in non rappresenta una scelta ottimale. Restano le possibilità di giocare check/fold oppure check/call. Se vediamo, vinceremo in circa il 30% dei casi. Qui le nostre mani sono raramente forti da giustificare un call.
Il nostro giocatore fa check, BB punta 14.000, Hero passa.
Al big blind
In generale contro lo small blind occorre giocare tight e solo in presenza di mani forti vedere un all-in per un all-in.
Il calling range dell’all-in dovrebbe essere il seguente:
- 22+
- ATo+
- A5s+
- KJo+
- KTs+
- QJ
- Esempio:UTG: (52.950 chips)
MP: (85.650 chips)
BU: (147.550 chips)
SB: (41.000 chips)
Hero: (77.850 chips)
Blinds: 2.000/4.000
(Ante: 250)
Ci troviamo al BB e abbiamo in mano A♠ 5♠
Tutti i giocatori passano fino allo SB che gioca all-in per 40.750 chips.
Le nostre pot odds sono di circa . 1,25:1. Ciò significa che dobbiamo vincere nel 45% dei casi per rendere redditizio questo call. Per scoprire se dobbiamo vedere, dobbiamo dare allo SB una gamma di mani, con la quale egli gioca all-in.
Se ad esempio a questo punto l`avversario fa pressione con il 30% delle migliori mani di partenza (22+, A♥ 2♥ +, K♥ 7♥ +, Q♥ 10♥ +, J♥ 10♥ , 10♥ 9♥ , 9♥ 8♥ , 8♥ 7♥ , 7♥ 6♥ , A2+, KT+, QT+, JT, T9) mediamente vinceremo nel 47% dei casi.
In questo caso dovremmo quindi vedere ad eccezione del caso in cui si creda che il nostro avversario ora giochi in all-in con un numero decisamente inferiore (e quindi più forte) di mani.
Se lo small blind si limita a fare check o effettua un normale rilancio, si ha nei suoi confronti un vantaggio decisivo: la posizione. Questa può essere molto utile, soprattutto nei confronti di giocatori estremi.
- Se l’avversario è troppo passivo, si può giocare ogni flop se lo SB fa check.
- Contro i giocatori aggressivi in caso di attacco al flop le mani non buone devono essere passate e le mani buone devono essere giocate slow (rope-a-dope) o essere controrilanciate in maniera aggressiva.
Quanto più grande è l’effettivo stack size, tante più mani possono essere giocate in maniera redditizia contro un rilancio dello small blind, poiché da un lato si ottengono sufficienti implied odds anche per le mani speculative e dall’altro si può sfruttare il vantaggio della posizione.
L’heads-up
Siamo molto vicini all’obiettivo e un solo avversario ci separa dalla vittoria.
L’heads-up con uno stack size effettivo inferiore a dieci BB è un gioco puramente matematico. Prima del flop occorre giocare direttamente in all-in e passare solo le mani poco buone. Con quale percentuale occorre fare push dipende in misura decisiva dalle mani con cui l’avversario chiamerebbe l’all-in e qual è l’entità effettiva dello stack. Ciò si può naturalmente solo supporre, ma è un altro indizio importante.

L’heads-up con stack significativi rispetto ai blinds è un gioco molto complesso. In generale l’aggressività è la chiave per il successo nel poker heads-up.
Importante: Allo small blind non si deve passare. A riguardo occorre rispettare quanto segue: in realtà il giocatore a sinistra del mazziere (che nell’heads-up sarebbe dunque l’avversario) è sempre lo small blind. In questo caso il button sarebbe il big blind, e avrebbe posizione sia prima che dopo il flop. Poiché questo sarebbe un grande vantaggio per il mazziere (= Button) nell’heads-up lo SB e il BB s’invertono. Il button è ora lo small blind e l’altro giocatore è il big blind. In questo modo il button deve agire per primo prima del flop, ma è in posizione in tutti gli altri giri di scommesse. Poiché si tratta di un vantaggio enorme, prima del flop si deve fare raise o vedere come small blind. Infine ancora un paio di consigli:
- quanto più spesso l’avversario passa nei confronti di un raise, tanto più spesso sarà necessario rilanciare.
- Quanto più spesso l’avversario si limita a vedere nello SB, tanto più spesso si rilancerà al BB.
- Se come small blind ci si limita a vedere e il big blind fa check, nella maggior parte dei casi è corretto puntare il flop.
Nella parte 3 dell’articolo cercheremo di capire quando ha senso fare un deal con i giocatori rimanenti e quali sono gli aspetti cui è necessario prestare attenzione.
Nei tavoli finali dei grandi tornei Freeze-Out spesso si giunge a trattative sul denaro del premio che resta in palio. In questo articolo spiegheremo come si svolgono queste trattative e per chi è vantaggioso il deal.
Deals su PokerStars
Se ci si trova su un tavolo finale di PokerStars, si può chiedere ad uno dei giocatori rimasti in gioco se è interessato ad un deal. Se vi è interesse nei confronti del deal alla fine non si è obbligati ad accettare un deal. Le trattative non sono quindi assolutamente vincolanti.
Se un giocatore non mostra interesse, esprimendo il proprio rifiuto nella chat o non rispondendo affatto, il deal fallisce ed il gioco prosegue normalmente.
Se tutti i giocatori sono d’accordo, tutti dovranno fare clic su “sit out”. In questo modo il gioco va in pausa, sino a quando un collaboratore di PokerStars arriva al tavolo e prende in mano le trattative. Viene avanzata un’offerta concreta ed equa sulla quale i giocatori sono invitati a negoziare.
Assistenza da parte del collaboratore di PokerStars
I collaboratori di PokerStars partecipano ai tavoli finali dei grandi tornei, come Sunday Million o Sunday Warm-up, in qualità di osservatori e si fanno avanti immediatamente se viene segnalato un interesse nei confronti di un deal.
Se siedo al tavolo finale di un torneo non accompagnato da un collaboratore di PokerStars, ho un’altra possibilità di informare PokerStars e di chiedere che un collaboratore della poker room si rechi al tavolo per fornire il proprio aiuto in sede di deal. Si procederà come segue:
- Si scrive una mail a: support@pokerstars-learn-en-import.
- Come mittente è consigliato usare l’indirizzo di posta elettronica fornito durante la registrazione su PokerStars e con il quale abitualmente si comunica con PokerStars.
- Come oggetto è consigliato indicare: “URGENT: deal in Tournament #[Numero torneo]”. In questo modo la comunicazione godrà della massima priorità ed in pochissimo tempo un collaboratore di PokerStars si aggiungerà al tavolo con una proposta di deal.
I deal proposti dai collaboratori di PokerStars procedono al rigoroso conteggio delle chip dei giocatori rimasti e quindi del “chip value”,e non si basa né secondo l’esperienza né sui successi dei singoli giocatori.
- Esempio:
Ecco un esempio di un normale torneo da €22:

Supponiamo che ci sono 6 milioni di chips in gioco e i 3 giocatori rimasti in gioco vogliono fare un giusto deal.Supponiamo che:
- il giocatore A ha tre milioni di chips
- il giocatore B ne ha due milion
- il giocatore C ne ha un milione.
Il pool di premi residuo per i primi tre posti è di €10.725,51. Tutti e tre i giocatori si sono assicurati il premio spettante al terzo classificato (nel nostro caso €2.037,01). Ciò significa che questo importo sarà detratto tre volte dal montepremi. Resta quindi un importo che può andare a costituire il deal: €4.614,48.
Il giocatore A ha in mano esattamente la metà delle chips. Dal punto di vista algebrico gli compete la metà di questo importo residuo (cui naturalmente va a sommarsi l’importo sicuro spettante al terzo classificato). Il giocatore B ha 1/3 delle chips e quindi gli spetta 1/3 di €4.614,48 + il premio spettante al terzo classificato. Il giocatore C ha solo 1/6 delle chips in gioco. A lui spetta quindi 1/6 più il premio spettante al terzo classificato. Avremmo quindi:
- Giocatore A: €2.037,01+€2.307,24 = €4.344,25
- Giocatore B: €2.037,01+€1.538,16 = €3.575,17
- Giocatore C: €2.037,01+€769,08 = €2.806.09
Questo è il cosiddetto “chipcount-deal”, che normalmente viene proposto dal servizio assistenza di PokerStars. Se tutti i giocatori sono d’accordo, il torneo termina e PokerStars trasferisce automaticamente gli importi corretti sui conti dei singoli giocatori.
Nessun accordo sulla prima proposta
Se anche uno dei giocatori non è d’accordo con questa suddivisione delle chips, egli può fare una controproposta o rifiutare il deal complessivamente. Se non giunge alcuna controproposta, le trattative falliscono e si continua a giocare normalmente.
- Esempio di proseguimento:
Ipotizziamo che il giocatore C non sia d’accordo con la suddivisione del premio e chieda €3.000 oppure rifiuti il deal.
A questo punto il giocatore A ed il giocatore B devono accordarsi se vogliono accordare al giocatore C gli altri €193,91 e, se sì, come devono essere suddivisi. A e B possono ad esempio semplicemente accordarsi di prendersene la metà ciascuno. Il deal sarebbe quindi il seguente:
Giocatore A: €2.037,01+€2.307,24 = €4.344,25 €2.037,01+€2.307,24 -€96,96 = €4.247,29
Giocatore B: €2.037,01+€1.538,16 – €96,95= €3.478,22
Giocatore C: €2.037,01+€769,08 + €193,91 = €3.000
Naturalmente i €193,91 potrebbero essere ripartiti anche secondo un altro criterio. Se si arriva ad un accordo di altro tipo, il deal è fatto ed il torneo termina.
Quando vale la pena fare un deal e quando no?
In generale nessuno può essere costretto ad un deal. Pertanto occorre riflettere bene se si è d’accordo con un deal. Uno dei grandi vantaggi del deal è che la varianza viene ridotta. Proprio alla fine di un torneo una singola mano è in grado di ribaltare rapidamente la situazione attuale. Uno o due bad beats ed il giocatore che era il chipleader puó uscire.
Ipotizziamo di essere il giocatore B del primo esempio. Resta ancora completamente da capire quale piazzamento raggiungeremo. Tutti e tre i piazzamenti sembrano possibili. Il denaro del premio varia tuttavia in maniera significativa alla fine di un torneo.
Decisioni in funzione di skill e bankroll
Ipotizziamo che il nostro bankroll sia di €2.500, cioè circa 100 volte superiore al buy-in. Si tratta quindi di un importo decisamente superiore al nostro bankroll. La vittoria triplicherebbe il nostro bankroll ed anche di più. Se invece raggiungiamo solo il terzo posto, il nostro bankroll non si raddoppia neppure.
In questo caso per noi avrebbe senso accettare il deal. Il chipcount-deal promette sempre €3.575,17, quasi €700 in piú rispetto al premio in denaro che spetterebbe al secondo classificato.
Ipotizziamo ora di essere il Giocatore C. Siamo professionisti dei tornei e siamo già stati in grado di vincere alcuni tornei importanti. Il nostro bankroll ha superato decisamente quota €10.000. In questo caso non ha senso accettare il chipcount-deal, in particolare se riteniamo di avere un significativo vantaggio nei confronti degli altri due giocatori. Il chipcount-deal infatti ci promette un importo leggermente inferiore al denaro del premio previsto per il secondo classificato. Inoltre ci siamo già sicuramente messi in tasca oltre €2.000.
Argomenti a favore e contro il deal
Come sempre ci sono alcuni argomenti a favore di un deal ed altri contro.
Motivazioni a favore di un deal:
- Si tratta di un importo significativo rispetto al nostro bankroll.
- Gli avversari sono giocatori forti (ad esempio anche in caso di un importante evento live dell’EPT o del WSOP).
- Si ha poca esperienza con i giochi shorthand e heads-up.
- Si dispone di uno stack decisamente short.
- Si è fatto molto tardi; si hanno degli impegni o semplicemente si è molto stanchi e si preferisce concludere il torneo presto.
L’argomentazione relativa al bankroll è già stata discussa.
Se si gioca contro avversari forti, che vantano un’esperienza decisamente maggiore, il deal normalmente ha senso. Il poker è un gioco d’abilità e pertanto i giocatori eccellenti hanno un vantaggio significativo, anche se in quel momento hanno meno chips.
Se sino a quel momento raramente si è giocato short-hand o heads-up, nella fase finale di un torneo ciò rappresenta uno svantaggio considerevole, ad esempio se si gioca in 3. Se viene proposto un deal ragionevole, è bene considerarlo seriamente.
Se sono rimaste poche chips e si è costantemente sotto pressione, è quasi sempre meglio optare per un deal, che rappresenta una soluzione più vantaggiosa rispetto ad un terzo posto. Infine è difficile esprimere il proprio potenziale di valido giocatore se l’unica decisione possibile è rappresentata da “push or fold”.
Molti importanti tornei internazionali (online ed offline) arrivano alla conclusione per lo più dopo molte ore di gioco e di solito quando è ormai tarda notte o alle prime ore del giorno. Per noi che viviamo in Europa centrale si tratta di un deciso svantaggio, se il nostro ritmo giornaliero non è in linea con quello dei tornei. L’ora tarda (o le prime ore del mattino) è quindi un argomento a favore di un deal, in quanto si è per lo più stanchi e la concentrazione, così importante nella fase finale, ne risente.
Motivazioni contro un deal:
- Si crede di giocare decisamente meglio degli avversari.
- Si ha una certa esperienza con short-hand e heads-up.
- Si è chiaramente un chipleader.
- Si tratta di un importo piccolo rispetto al nostro bankroll.
- Si ritiene che gli avversari giochino con grande prudenza, considerando l’ingente premio monetario, e si è in grado di sfruttare questo vantaggio.
- Il deal si discosta significativamente dal modello chipcount e ci pone in posizione peggiore.
Se si pensa di essere un giocatore migliore rispetto agli avversari rimasti in gioco, ci si può adeguare alle condizioni del deal oppure continuare a giocare. Se si ha una certa esperienza come giocatore short-hand o heads-up non ha senso svendersi.
Se si è senza ombra di dubbio il chipleader (ad esempio con 4.600.000 contro 900.000 e 500.000), occorre considerare quali probabilità abbiamo di portare a casa la vittoria con relativa sicurezza, in funzione delle condizioni di quel momento, delle condizioni e dello stile di gioco degli avversari e del livello di skill di tutti e tre i giocatori. In funzione di tale valutazione vi è la possibilità di accettare, adeguare o rifiutare il deal.
Se l’importo è stato oggetto di negoziazioni o se è irrilevante o basso rispetto al proprio bankroll, è più sensato giocare per la vittoria, soprattutto nei tornei che propongono premi allettanti. Se si gioca per la vittoria si rinuncia ad un deal, tranne se si è short-stack senza speranza.
Se gli avversari hanno paura ed il loro atteggiamento al tavolo è ugualmente timoroso, vale la pena giocare, in quanto contro i giocatori più timidi si è sempre in vantaggio.
Se il deal non riflette almeno lo chipstand attuale, si deve prendere in considerazione solo in situazione estreme (short stack , nessuna esperienza con lo short-hand, ecc), mentre in casi normali si rifiuterà.
Deal buono contro deal non buono
Evidentemente non ha molto senso accettare un deal che si colloca in posizione decisamente peggiore rispetto al livello di chip attuale. I deal che prospettano una situazione migliore valgono invece la pena di essere accettati, in presenza di alcune delle condizioni sopra esposte.
Deal per il bubble boy
Spesso nel corso dei tornei live al bubble si intavolano delle trattative se tutti i giocatori cedono parte del loro premio, per rendere più gradevole l’infelice abbandono del tavolo da parte del bubble boy, proprio all’ultimo posto che non va a premi.
Satelliti
Nei tornei satellite, nei quali ad esempio vanno a premi dieci posizioni ma sono ancora in gioco undici giocatori, sarà probabilmente difficile convincere il chipleader a trovare un margine per il bubble boy. Raramente gli altri giocatori saranno motivati a sponsorizzare il “protestatario”.
L’entità dell’ “indennizzo” naturalmente svolge un ruolo importante.
Se ci si attende di dare un “premio principale” anche al bubble boy (ad esempio in occasione di un satellite WSOP), questo tentativo sarà di norma destinato a fallire. Infine la maggior parte dei partecipanti entra nel torneo con una cifra esigua e non potrebbe mai permettersi l’intero pacchetto. Pertanto vi è una minima disponibilità a spendere un altro importo per uno sconosciuto (ad esempio un ulteriore Buy-in da ciascun giocatore).
Se si tratta solo di consentire al bubble boy il suo buy-in, spesso è un gesto dato per scontato.
All’interno di un satellite ha poco senso per il chipleader sacrificare più di una quota del buy-in per uno degli short-stack.
Tornei normali
Per i tornei “normali”, che hanno quindi una struttura di pay-out crescente, e soprattutto nei tornei più grandi capita che si alletti in qualche modo il bubble boy a lasciare. Se si tratta di eventi di più giorni e centinaia o migliaia di giocatori hanno già abbandonato (EPT, WSOP), la liquidazione del bubble boy sarà particolarmente difficile.
Per una persona che non ha ancora vinto non cambia molto se deve mettere a disposizione un premio minimo per il bubble boy. Da un lato il primo posto è quello più remunerato, dall’altro gran parte dei giocatori sarebbero disponibili ad accettare tale regola, in quanto la vittoria per tutti i giocatori è ancora molto distante ed il premio in caso di vincita è ancora sufficientemente allettante, anche se si detrae una piccola quota per il bubble boy.
Poiché l’aspetto organizzativo è molto dispendioso se sono presenti molti giocatori, in pratica succede per lo più che gli organizzatori a richiesta dei giocatori sono disponibili a concedere al bubble boy il buy-in o addirittura di più.