Le vittorie della Ferrari a Imola
L’autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola, è stato teatro di alcuni dei più epici scontri di Formula 1. Dal 1980, anno della sua entrata ufficiale nel calendario del campionato automobilistico, sul più alto gradino del podio abbiamo visto quasi tutti i grandi campioni della storia: da Nelson Piquet a Didier Pironi, da Alain Prost ad Ayrton Senna, dai trionfi di Micheal Schumacher fino agli ultimi di Luis Hamilton e Max Verstappen.
Ma che si chiami GP di San Marino o GP dell’Emilia-Romagna, nulla è rimasto impresso nella memoria dei tifosi, come le grandi vittorie della Rossa sul circuito del Santerno. Proviamo a riviverle insieme, in attesa (e nella speranza) che arrivi presto la prossima.
1982: l’anno dei grandi rimpianti
Il 1982 è una stagione maledetta che purtroppo resterà nella storia del cavallino rampante. E in buona parte, tutto cominciò (e forse finì) proprio in quel di Imola.
Si corre nel giorno della Liberazione, con gli spalti pieni di tifosi vestiti di rosso, ma con più di qualche defezione proprio tra le scuderie. Al via di quel Gran Premio infatti, non parteciparono molte delle case costruttrici inglesi, in particolare la McLaren-Ford di Watson e Lauda, la Williams di Rosberg e Reutemann, la Lotus di Mansell e De Angelis e la Brabham di Piquet e Patrese.
Il motivo, una contestata decisione della FIA che aveva appena squalificato Piquet e Rosberg nell’ultimo GP in seguito a “rabbocchi” di serbatoio post gara non regolari.
Morale della favola, il GP di San Marino inizia con le Renault grandi favorite partite in prima fila (Arnoux davanti a Prost), le Ferrari in seconda fila e poi via via tutti gli altri senza troppe ambizioni di vittoria. Dopo appena sei giri è Prost che abbandona la gara per un problema al motore, lasciando il terzetto in testa a darsi battaglia fino a oltre metà dei giri da percorrere.
La svolta arriva al giro numero 44, quando anche l’altro francese è costretto al ritiro, lasciando le due rosse nettamente davanti a tutte pronte per la parata d’onore davanti ai propri tifosi. Sembra una festa ma, come si scoprirà in seguito, non lo è per niente.
Gilles Villeneuve è ormai non solo l’idolo dei tifosi, ma anche la “prima guida” assoluta per la Rossa, dopo che proprio da bravo gregario, aveva contribuito a far vincere il titolo a Jody Scheckter qualche anno prima (era il 1979).
Ora, al comando del Gran Premio di casa e con alle spalle il solo compagno di squadra Pironi, il canadese si aspetta una bella e comoda gara fino alla bandiera a scacchi. Non sarà così però.
Pironi non ne vuole sapere di “ordini di scuderia” (nonostante appaiano ogni giri cartelli dal muretto sull’andare piano e mantenere le posizioni), e comincia una battaglia accesa e pericolosa proprio con Gilles, che prima cede, poi riprende e poi cede ancora, lo scettro di primo in classica.
Una battaglia storica, che appassiona i tifosi e gli appassionati davanti alla televisione, ma che nasconde un “dramma” interno che esploderà poi nel dopo gara, dopo la vittoria del francese. Già sul podio le facce sono scurissime per quello che dovrebbe essere un grande successo, e poco dopo si scoprirà il perchè nelle dichiarazioni di Villeneuve che accusa il compagno di giocare sporco.
La storia purtroppo ci racconta come proprio in virtù di quell’episodio, il dramma sportivo sfocerà nella cronaca della fine di quello che è stato uno dei più grandi campioni della Formula 1, senza però mai diventare davvero campione, come avrebbe meritato.
Forse proprio quell’anno, visto che a fine stagione, la Ferrari sarà la migliore scuderia nonostante aver perso Villeneuve il GP successivo (per il tragico incidente in Belgio) e anche Pironi a quattro gare dal termine superato poi da Rosberg proprio all’ultima gara (con Tambey e Andretti a prendere la guida al loro posto). Ma questa come si suol dire, è un’altra (brutta) storia.
1983: vittoria alla memoria
Solo un anno è passato, ma è cambiato il mondo in casa Ferrari. C’è ancora vivo il lutto dopo la scomparsa di Gilles Villeneuve, sostituito da Patrick Tambay e con compagno di squadra proprio il rivale di mille battaglie con il canadese, Renè Arnoux (che parimenti ha preso il posto di Pironi).
A gudiare il campionato fino a quel momento sono le due prime guide di Brabham e Renault (Piquet e Prost), ma proprio la Ferrari sembra poter essere competitiva su questo circuito, ottenendo la pole con Arnoux e la seconda fila con Tambay.
Siamo in piena era del motore “Turbo” installato ormai da tutti top team, ma proprio questa evoluzione porta le vetture al limite e le rotture e i problemi sono frequenti. Lo sa bene Nelson Piquet che dopo aver ritardato la partenza di un minuto buono restando fermo in griglia, esce poi di scena dopo quaranta giri e una rimonta che lo aveva riportato al quinto posto.
Non va meglio al suo compagno di squadra Patrese, che dopo aver superato Tambay per la prima posizione, è costretto al ritiro per incidente a sei giri dal termine. Via libera allora per le due Ferrari, pronte a bissare la doppietta dell’anno precedente (con ben altro spirito però).
Ma non è finita, perchè lo stesso Arnoux a pochi giri dal termine va in testa coda perdendo la seconda posizione a vantaggio di Alain Prost, restando comunque sul gradino basso del podio per il vantaggio sul quarto (Rosberg). Tambay chiude vittorioso sotto la bandiera a scacchi, ma ancora più suggestivo è il suo passaggio radente su quella canadese, dipinta sull’asfalto del circuito di Imola.
1999: inizia l’era Schumacher
Dopo quelle vittorie dolce e amare dei primi anni ottanta, inizia un lungo inverno freddo per il Cavallino, che torna a vedere la luce solo con l’avvicinarsi del nuovo millennio e, soprattutto, con l’arrivo in Rossa di quello che sarà poi il mito di Michael Schumacher.
La buona notizia è che la Ferrari finalmente sembra tornata pronta a lottare per il titolo, con il tedesco che ha chiuso al secondo posto il mondiale precedente e trova finalmente la sua prima vittoria stagionale proprio qua nel GP di San Marino.
Si tratta di una gara molto complicata con tanti incidenti e tanti ritiri (solo in 9 chiuderanno la gara e solo in due a pieni giri). Il duello per la vittoria è così limitato alla sfida a distanza tra Schumacher e Coulthard, che il tedesco riesce a vincere grazie anche alla strategia di gara superando l’inglese con la migliore sosta ai box.
Purtroppo però, la stagione che potrebbe essere gloriosa, viene interrotta al Gran Premio d’Inghilterra dopo che a seguito di un incidente, si ritrova con tibia e perone fratturati e ben sei gare di assenza che gli costeranno il titolo Mondiale.
2000: la consacrazione in rosso
E così dopo quattro stagioni non proprio fortunate, per Michael Schumacher arriva anche la sua consacrazione con la scuderia del Cavallino. Il tedesco si presenta a Imola forte del doppio successo iniziale in Australia e poi anche in Brasile, perdendo però la pole position per appena 91 millesimi a favore di Mika Hakkinen su McLaren.
Anche in gara l’unico avversario fu proprio il finlandese, al comando della corsa fino al giro numero 44, quando approfittando della sosta ai box, il ferrarista aumentò i giri del motore riuscendo a guadagnare quel margine sufficiente a trovarsi in vetta anche dopo la sua fermata. Tripletta nelle prime tre gare di una stagione che lo vide poi dominare con nove vittorie totali e il primo titolo con la casacca Ferrari.
2002: dominio rosso
Ancora una volta Michael Schumacher si presenta in vetta al Mondiale prima del GP di San Marino, con già due titolo cuciti addosso e la sensazione che il cavallino sia ancora la macchina da battere.
E infatti dopo le qualifiche in prima fila si presentano proprio i due ferraristi, con il tedesco in pole seguito dal compagno di squadra Barrichello ad appena 64 millesimi.
La gara non fece altro che confermare il dominio in Rosso, con Micheal Schumacher in vetta dall’inizio alla fine e il fedele scudiero Barrichello a tenere a bada Ralf Schumacher in terza posizione. Inutile dire che fu ancora lui a portarsi a casa il terzo titolo di fila con ben 11 vittorie in stagione.
2003: la serie continua
Dopo tre mondiali e con la consapevolezza di essere ancora il favorito assoluto, la stagione non comincia però benissimo per Michael Schumacher, fuori dal podio in tutte le prime tre gare effettuate.
Conquista però la pole nelle prove, davanti a Ralf e il compagno di squadra Barrichello, in una gara dove la differenza di strategia fu certamente motivo di grande spettacolo. Due soste per il ferrarista, contro le tre dei diretti rivali Raikkonen e Ralf.
Ma la Ferrari e il suo pilota sono irrangiungibili in vetta, anche se Michael chiuderà davanti per meno di due secondi sul finlandese e con Rubens sul gradino basso dopo aver sopravanzato Ralf Schumacher a dieci giri dal termine.
Una vittoria senza gioia per Schumy, che proprio la sera prima aveva saputo della perdita della madre, prestandosi solo per dovere alla cerimonia di premiazione, avvenuta ovviamente senza sorriso alcuno.
2004: la quinta perla
Il 2004 sarà poi l’anno del quinto (e tristemente ultimo) mondiale di Schumacher in casa Ferrari, in stagione però da record chiusa con la bellezza di 148 punti e ben 13 vittorie (12 delle prime 13 gare corse quell’anno).
San Marino è la quarta gara del campionato e come detto Michael le aveva vinte tutte fino a quel momento. La pole però registra la prima sorpresa, con Jenson Button che riesce a stare davanti al ferrarista che compie un errore nell’ultima curva delle qualificazioni.
E l’inglese è bravo anche in avvio di corsa, tenendo testa all’assalto di Schumacher rimanendo al comando fino alla prima sosta ai box. In quel momento, come spesso era capitato, il tedesco innesta il turbo e riesce a prendere quel margine di vantaggio utile per uscire davanti dopo la sua sosta, mantenendo poi la testa del gruppo fino alla fine, dove Button giunse comunque con un buon secondo posto a quasi dieci secondi dal primo.
Montoya sul terzo gradino del podio, mentre per Rubens Barrichello una gara complicata chiusa appena in sesta posizione.
2006: l’ultimo acuto
Dopo un’annata non proprio brillante (di certo non dopo la serie di successi ottenuti), la Ferrari ci riprova nonostante le prime gare non siano andate poi benissimo per Michael Schumacher.
La pronta riscossa arriva però proprio in quel di Imola, dove il tedesco conquista la sua ennesima pole position davanti alle due Honda di Button e Barrichello (l’altro ferrarista Massa è quarto), tutti davanti al leader del mondiale Fernando Alonso su Renault.
In gara è proprio il francese l’unico vero rivale per la vittoria, con i due che si avvicendano in vetta dopo le rispettive soste ai box e Alonso che tenta la rimonta fino all’ultimo giro dove chiuderà con appena due secondi di distacco.
Un duello che andrà avanti per tutta la stagione, con Alonso dominatore nella prima parte (sei vittorie e tre secondi posti in nove gare) e il tedesco a rimontare nella seconda infilando cinque vittorie in sette gare ma ritirandosi però proprio alla penultima in Giappone, consegnando di fatto, il titolo allo spagnolo.
Questa fu anche l’ultima stagione in cui il Gran Premio di San Marino fu inserito nel calendario di Formula 1, tornando poi a Imola solo nel 2020 sotto le rinnovate spoglie di GP dell’Emilia-Romagna. In ogni caso, da allora mai nessuna Ferrari è più salita sul gradino alto del podio.