Quanto e cosa cambiano 6 milioni di dollari nella vita di una persona? Tanto. Probabilmente tutto.
E nella vita di un giocatore di poker che in carriera ne ha già vinti più di 8? Questo è l’interrogativo che ci ha accompagnato per un mese e mezzo, dall’ultimo atto del Main Event WSOP 2019 al recente EPT di Barcellona, concluso pochi giorni fa e dove sapevamo che avremmo incontrato il protagonista di questa storia.
Sarà già chiaro a tutti, ma stiamo parlando di Dario Sammartino. Runner-up a Las Vegas il 16 giugno scorso, nuovo leader della All Time Money List Italiana con 14.078.342 dollari vinti in carriera in tornei live, dominatore incontrastato sui poker media del nostro Paese. Di lui e del suo risultato alle WSOP si è scritto moltissimo in questo periodo, ma a noi interessava capire cosa potesse essere cambiato dentro la persona. In sostanza, se quel risultato avesse dato vita ad un Dario Sammartino 2.0.
Dario Sammartino in un momento dell'HU con Hossein Ensan al ME WSOP 2019. Foto PokerNews
Il mondo del poker è troppo spesso autoreferenziale, chiuso nella propria dimensione fatta di denaro vinto o perso, di mani giocate, di percentuali, di slang per pochi iniziati. Ma a volte capitano anche quelle occasioni che offrono un’immagine diversa, più complessa e per questo più reale, proprio di quel mondo.
L’occasione per noi si è presentata a Barcellona, dove abbiamo incontrato Dario Sammartino impegnato ad aggiungere altri due ITM al suo palmares: 235° (€9.160) nel Main Event (coolerato con colore chiuso al turn e superato da colore più alto al river) e 49° (€21.480) nel 10.300 euro High Roller. Lo abbiamo raggiunto proprio in una pausa di questo torneo, mentre al tavolo televisivo andava in scena l’heads-up del ME tra Simon Brandstrom e Marton Czuczor.
PokerStarsBlog: Ciao Dario, grazie per il tuo tempo durante la pausa del torneo. Come ti senti a un mese e mezzo dal 2° posto nel Main Event WSOP?
Dario Sammartino: ciao a tutti, è un piacere per me rispondere “dal vivo” a qualche domanda, un po’ meno quando si tratta di scrivere (ride, ndr)! Mi sento molto bene adesso, tranquillo e concentrato. Dal punto di vista emotivo il 2019 non è stato un periodo semplice. Anche nelle prime settimane a Las Vegas ero decisamente sotto stress. Mano a mano, però, che andavo avanti nel Main Event le cose sono diventate sempre più chiare nella mia testa, fino a quel finale meraviglioso. Ora sto vivendo un momento incredibile, che mi sta aiutando a capire cosa voglia fare nella mia vita.
Ti riferisci al tuo futuro di giocatore?
In parte sì. Il risultato di Las Vegas mi ha ricordato una cosa che avevo dimenticato, cioè che a me piace giocare a poker. Per questo ho deciso che continuerò a fare il pro anche se in modo diverso da come l’ho fatto finora. Sarò più selettivo: meno tornei e solo quelli dove so di potermi divertire, dove la mia passione per il gioco può trovare appagamento. Gioco da professionista e quindi per vincere, ma per dare il meglio devo anche potermi divertire.
Qualche esempio?
Ovviamente i Main Event con buone strutture e ben organizzati, come l’EPT. Credo invece che smetterò di partecipare ai SHR perché mi sono accorto che cambiano il mio umore, aggiungendo quello stress di cui non ho bisogno. La fase di vendita delle quote del buy-in, anche se è necessaria per compensare gli swing, mi pesa molto. Così come il clima al tavolo, dove non c’è vero fair play e questo diminuisce tantissimo il piacere di giocare. Piuttosto mi dedicherò alla varianti, come ho fatto alle WSOP.
Dario Sammartino. Foto PokerNews
Interessante. In effetti hai giocato di tutto a Las Vegas, hai fatto in the money nel PLO e nell’HORSE e prima ancora, all’EPT di Montecarlo, hai vinto l’evento di 6+ Hold’em…
Un gioco fantastico, mi piace tantissimo! Ho una propensione naturale per i giochi, sarà per la mia formazione matematica o il mio background… napoletano! Se mi prende la curiosità per un gioco nuovo, devo provarlo subito per rendermi conto in maniera diretta di come funziona. Nel poker in generale non sono uno che usa i software, voglio sempre basarmi sulla mia testa e sull’esperienza diretta che posso accumulare solo giocando. Credo di aver capito abbastanza bene il 6+ Hold’em (o short deck) e posso dirti che sono convinto che prenderà piede tra i giocatori di poker.
Quali sono le caratteristiche dello short deck che ti attirano di più e quali consigli daresti a chi si vuole avvicinare?
E’ molto dinamico, ci sono molte meno fasi di attesa. E poi è una boccata d’aria nuova per il poker in generale. A chi si avvicina allo short deck direi prima di tutto di essere preparati agli swing, alla varianza che può essere alta soprattutto se si applicano le categorie del TH classico. Il valore delle mani cambia con il mazzo a 36 carte. Una volta però che si capiscono le differenze, la varianza è molto più gestibile ed emerge l’abilità. Poi consiglio di ragionare in termini di limping strategy, che nel NL Hold’em classico non si applica e che invece nel 6+ mi sembra al momento la strategia preflop più efficace.
Torniamo a parlare di te. Oltre al poker, vedi altro nel tuo futuro?
Assolutamente sì. Adesso ho una visione più chiara del percorso che voglio intraprendere. Ho tanti progetti personali in cantiere che vanno oltre il poker. Al momento non posso parlare di tutti ma posso dirti che ce n’è uno che mi sta particolarmente a cuore. Insieme ad un amico che non fa parte del mondo del poker, vogliamo costituire una società no profit – il cui nome dovrebbe essere “Equilibrium” – con lo scopo di aiutare le persone che non hanno mai avuto una reale possibilità di realizzarsi nella vita. E’ ancora troppo presto per entrare nei dettagli di questo progetto, ma è già parte della persona che voglio essere da qui in avanti.
A questo punto Dario Sammartino deve tornare in sala, la bolla del torneo che sta giocando è vicina.
Noi aggiungiamo soltanto che “Madgenius” ha già donato il 2% della vincita ottenuta al ME WSOP a Reg Charity, associazione benefica fondata dai pro Philipp Gruissem, Stefan Huber e dai PokerStars Ambassador Liv Boeree e Igor Kurganov, che raccoglie fondi per aiutare le persone bisognose.
Anche questo aiutare a raccontare un po’ meglio il mondo del poker.
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