L’intelligenza artificiale non è soltanto insegnare ai computer come si gioca. La ricerca si è già estesa in molte altre aree dell’esistenza umana.
L’intelligenza artificiale è un termine omnicomprensivo usato per descrivere l’apprendimento o la capacità di problem solving di natura non umana.
Il suo sviluppo va di pari passo con la tecnologia dell’elaborazione dati. L’aumento della velocità e della funzionalità ha aiutato sempre più i computer a riprodurre la cognizione tipica degli esseri umani.
Spesso i giocatori di poker hanno a che fare con l’intelligenza artificiale, sotto forma di programmi dedicati al gioco.
I ricercatori, per anni, hanno utilizzato i giochi come terreni di prova per l'”intelligenza” di un programma. All’inizio per svolgere semplici calcoli matematici, poi per tipi di ragionamenti più complessi.
Il poker pro Dong Kim impegnato nella sfida contro Cepheus nel 2015. Foto PokerNews
Tutto è cominciato con la dama
A metà anni 50, i ricercatori di molte delle migliori università americane hanno creato programmi per computer sufficientemente intelligenti per giocare a dama.
I primi programmi erano efficienti. In alcuni casi riuscivano persino a mettere in difficoltà avversari in carne ed ossa. Ma fu solo nel 1994 che un programma chiamato Chinook riuscì a sconfiggere il campione Marion Tinsley.
E soltanto nel 2007 i ricercatori poterono affermare che il gioco della dama era stato “risolto”, quantomeno nel senso che i migliori giocatori potevano soltanto sperare di pareggiare contro Chinook.
Scacchi, Go e… Jeopardy?
Nel frattempo, nel 1997 IBM sviluppava Deep Blue, un programma capace di giocare a scacchi. La sua missione era quella di battere il campione Garry Kasparov.
Più recentemente AlphaGo, creato dalla DeepMind Technologies di Google, ha battuto un giocatore professionista umano. Questa volta ad un gioco chiamato Go (nel 2015). Si tratta di un altro passo in avanti significativo per l’intelligenza artificiale.
Nel 2010 fu creato il software Watson, sempre da IBM, in grado di vincere un match di Jeopardy! in televisione, contro gli ex campioni Ken Jennings e Brad Rutter (la domanda è: Watson riuscirebbe a battere anche James Holzhauer?)
I ricercatori hanno lavorato anche per creare “giocatori” artificiali di giochi online multi-player complessi. Un programma chiamato OpenAI Five giusto un paio di mesi fa ha battuto alcuni campioni di Dota 2.
Come la dama, anche gli scacchi e Go sono definiti giochi ad “informazioni perfette”. Questo significa che chi ci gioca ha sempre accesso a tutte le informazioni disponibili.
Deep Blue (Computer History Musuem - Mountain View, California, USA)
Perché il poker è diverso
Questo non è il caso del poker. Il poker è infatti un gioco di “informazioni imperfette“. Alcune informazioni sono infatti nascoste, come le hole cards nel Texas hold’em. Questo rende il poker un obiettivo dei ricercatori, che sperano di creare un programma capace di competere o persino battere un giocatore in carne ed ossa.
Tornando agli anni 60, lo scienziato Nicolas Findler cominciò a sviluppare programmi che giocavano a poker, pubblicando le sue scoperte. L’idea fu trasformata in film.
In Silent Running del 1972 c’è una scena in cui un membro di una nave spaziale programma due “droni” o robot per giocare a poker con lui.
Dopo aver insegnato loro le regole del gioco, l’uomo gioca un paio di mani contro i droni. Quando uno dei robot vince un piatto, il tizio ride entusiasta, perché a quanto pare il robot era riuscito davvero ad imitare e forse superare l’intelligenza umana.
Umani e macchine in heads-up
Nel film, i tre giocano a five-card draw. Più avanti, negli anni 80, Mike Caro ha usato un computer Apple II per creare un programma che potesse giocare a fixed-limit Texas Hold’em, e poi anche al no-limit hold’em.
ORAC (questo il nome del programma, cioè “Caro” al contrario) ottenne parecchia attenzione quando alle WSOP affrontò i due ex vincitori del Main Event, Tom McEvoy e Doyle Brunson.
Un altro match tra ORAC e Bob Stupak fu trasmesso in tv su Ripley’s Believe It or Not.
Molti ricercatori universitari da allora hanno continuato il lavoro. Nel 2007, durante il meeting annuale dell’Association for the Advancement of Artificial Intelligence a Vancouver, in Canada, fu organizzata una sfida chiamata “First Man-Machine Poker Championship”.
I poker pro Phil Laak e Ali Eslami giocarono contro un programma chiamato Polaris, sviluppato dai ricercatori dell’University of Alberta – lo stesso gruppo che aveva sviluppato Chinook.
Gli umani vinsero la partita a fixed-limit hold’em. Ma un anno dopo, la versione 2.0 di Polaris sfidò altri avversari umani e stavolta vinse.
I ricercatori dell’Alberta continuarono il loro lavoro, creando un nuovo programma chiamato Cepheus. Un programma così efficace che il team di ricercatori proclamò “risolto” il gioco del limit hold’em heads-up.
Nel frattempo, un altro gruppo di lavoro alla Carnegie Mellon University creò un programma chiamato Libratus. Nel 2017, Libratus sconfisse quattro giocatori di poker professionisti in un match di no-limit hold’em.
Dealer cibernetici in futuro? Foto CalvinAyre.com
L’intelligenza artificiale oltre il gioco
Tuomas Sandholm, professore di informatica e uno dei ricercatori della CMU, ha spiegato come il punto di questi studi non sia semplicemente creare programmi che possano vincere a poker. Anzi, è quello di sviluppare un’intelligenza artificiale in grado di ragionare in situazioni dove le informazioni disponibili sono parziali. Cioè, fare in modo che l’intelligenza artificiale sappia pensare e rispondere come un essere umano fa nella maggior parte delle situazioni che affronta.
Sandholm ha anche suggerito come Libratus potrebbe essere impiegato: “In qualsiasi situazione in cui le informazioni sono incomplete, incluse negoziazioni negli affari, strategia militare, cyber sicurezza e trattamenti medici“.
In altre parole, il progresso dell’intelligenza artificiale continuerà ad essere segnato da programmi che ottengono nuovi, incredibili risultati in vari giochi – poker incluso. Ma quel che più importerà sarà il modo in cui questi progressi influenzeranno altre aree delle nostre vite.
Anzi, è probabile che tra qualche decennio le ricerche legate all’intelligenza artificiale possano già avere un certo tipo di impatto in qualsiasi aspetto della vita di una persona. O di un programma che la imita…
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