Friday, 19th April 2024 12:04
Home / La GTO applicata secondo "Modern Poker Theory" di Michael Acevedo

GTO o gioco Esploitativo? E’ forse il “tormentone” pokeristico di questi ultimi anni che in parte divide i giocatori, in parte li accumuna all’interno di coloro che ritengono impossibile scindere queste due “filosofie”.

In precedenza abbiamo rivolto questa domanda ad alcuni grandi giocatori italiani, quali Enrico Camosci e Sergio Castelluccio, che ci hanno offerto le loro posizioni diverse, a rappresentare anche la distanza generazionale.

Oggi invece vogliamo provare ad approfondire un po’ il lato del Game Theorical Optimum (GTO per semplicità) attraverso un testo inglese uscito questa estate per l’editore D&B Publishing e dal titolo “Modern Poker Theory: Building an Unbeatable Strategy Based on GTO Principles“.

L’autore è Michael Acevedo, giocatore del Costa Rica, esperto di teoria dei giochi e famoso per la creazione di contenuti all’avanguardia per i player di tutto il mondo. Il suo libro è il risultato di migliaia di ore di simulazione attraverso i software di poker più avanzati. In un certo senso, è la teoria del poker adattata al 21° secolo.

Il libro fornisce una guida completa e rigorosa agli aspetti più importanti del no-limit hold’em. In particolare, Modern Poker Theory presenta un esame approfondito di cosa si intende per applicazione ottimale della teoria dei giochi (GTO) e come questa può essere sfruttata al tavolo.

Quest’ultimo aspetto è forse quello più sviluppato attarverso concetto molto chiari ed intuitivi, supportati da esempi pratici che consento di capire come exploitare gli avversari che non applicano la GTO.

Il libro è diviso in tre parti. Il primo, “The Elements of Poker Theory“, spiega come la teoria dei giochi si applichi al poker, e mostra allo stesso tempo come utilizzare i software più recenti per il no-limit hold’em. Le altre due parti – “Pre-Flop: Theory and Practice” e “Post-Flop: Theory and Practice” – coprono in modo esaustivo le situazioni di gioco dimostrando come una conoscenza della teoria del gioco può essere applicata in ciascuna di esse.

Vi proponiamo un estratto proprio dell’ultima parte, nel quale Acevedo ci offre alcune riflessioni sulle ragioni per effettuare una bet.

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Theory of Betting

Perché piazzare una bet nel poker? Chiedendo in giro, ho scoperto che la maggior parte dei giocatori non sa davvero come rispondere a questa domanda. Alcune persone puntano perché ne hanno voglia. Altri perché credono la loro mano sia buona o perché avvertono la debolezza dei loro avversari e pensano di poter incassare il piatto. Forse ci sono molti possibili progetti al flop e quindi vogliono scommettere per protezione. Mentre tutti questi motivi possono essere in qualche modo validi, sono ancora troppo soggettivi.

Alcuni professionisti e altri giocatori esperti ed allenati ti diranno una cosa tipo “una bet deve essere per valore (per essere chiamato da una mano peggiore) o un bluff (per far foldare una mano migliore della nostra)”. Questa definizione suona sicuramente molto più accurata delle risposte precedenti, ma è ancora incompleta perché ci sono molte situazioni in cui puntare è l’azione corretta anche se verremo chiamati solo da mani migliori e non faremo mai passare una mano migliore della nostra.

È importante cercare di smettere di classificare una puntata solo come bluff o value bet, perché questa definizione ha senso al river solo in situazioni perfettamente polarizzate e contro i bluff-catcher. In tutte le altre situazioni, una bet è più complessa di questo ragionamento.

Bet in “bluff” o “per valore” sono i risultati del puntare, non i motivi. Se puntiamo e l’avversario chiama con una mano peggiore, abbiamo value-bettato. Se facciamo foldare una mano più forte, abbiamo incassato con un bluff.

Questi sono solo i possibili risultati del puntare contro un certo range di carte, e dipendono da quello che effettivamente il nostro avversario ha in mano nel momento in cui abbiamo messo le chips in mezzo. E questo è un fattore che non controlliamo. Di conseguenza, spesso quando bettiamo non sappiamo esattamente se è per valore o in bluff. Ragionando alla puntata in maniera più scientifica e applicando i concetti della teoria dei giochi, possiamo ridurre i motivi della bet a due concetti principali:

  • Sfruttare il vantaggio di conoscere le proprio carte
  • Ottenere equity o impedire di offrirne all’avversario

Parlando del primo punto, nel modello di GTO si presume che gli avversari conoscano la nostra strategia. Quindi, non troveremo mai un avversario GTO con in mano 72o al flop dopo che abbiamo aperto noi da utg con 72o, proprio perché conoscendo il nostra range di aperture avrebbe agito di conseguenza. Contro un avversario del genere, dovremmo infatti giocare un range di mani solide, non facili da sfruttare anche se lui conosce la nostra gamma di aperture.

Tuttavia, anche in questo modello di GTO c’è ancora un vantaggio di informazione rispetto agli avversari. Conosciamo esattamente le nostre carte, mentre loro conoscono solo il nostro range. Questo vantaggio diventa molto prezioso quando la loro valutazione può discostarsi molto dalla nostra mano effettiva.

Ad esempio, immaginiamo tre diversi tipi di hole cards che potremmo avere in una determinata situazione e che chiameremo mano A, mano B e mano C.

Immaginiamo ora che l’azione corretta del nostro avvesario sia:

  • Fold contro la mano A
  • Call contro la mano B
  • Raise contro la mano C

Se puntiamo solo con mani A, il gioco del nostro avversario sarà facile: fold ogni volta che puntiamo. Lo stesso tipo di ragionamento si applica anche per gli altri tipi di mani. Ampliando però il nostro range di mani, rendiamo più difficile agli avversari fare la scelta corretta. In altre parole, aumentiamo il nostro vantaggio informativo e la possibilità che gli avversari commettano errori.

Un errore è per definizione una decisione che gli avversari non avrebbero preso se fossero stati in grado di vedere le nostre hole cards, non una decisione sbagliata nei confronti del nostro range.

Un esempio di errore che un giocatore “non GTO” potrebbe commettere contro il nostro range potrebbe verificarsi quando abbiamo un range perfettamente polarizzato (mani con il 100% o lo 0% di equity) e il nostro avversario va all-in con un bluff catcher. In questo caso, dovremo semplicemente chiamare con la mano vincente e passare ogni volta con la mano perdente. Conoscendo il nostro range, il gioco corretto del nostro avversario dovrebbe essere quello di fare check e poi alternare call e fold a seconda della nostra puntata. A volte chiamerà quando siamo avanti, altre folderà con la mano migliore. Questo è il tipo di errore che possiamo indurre in un giocatore GTO, anche quando ha informazioni perfette sul nostro range.

I range forti sono quelli che offrono un vantaggio informativo molto prezioso, ovvero quelli che fanno sì che l’azione corretta degli avversari debba cambiare in maniera significativa a seconda di quale parte del nostro range abbiamo in mano.

acevedo.jpgMichael Acevedo in azione nel 2017 al PokerStars Championship di Panama

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