Saturday, 25th March 2023 13:59
Home / Calci di rigore: fortuna, abilità o strategia?

È la partita più importante della stagione per il Manchester United. La finale dell’Europa League contro il Villareal, in una “cavernosa” – causa limitazioni per il covid – PGE Arena di Gdansk.

Al 90’ è 1-1, e neppure i supplementari rompono l’equilibrio. Solo i calci di rigore separano le due squadre dalla gloria calcistica.

Bruno Fernandes è il capitano dello United. Si unisce al capitano rivale, Raúl Albiol, per il doppio lancio della monetina presieduto dall’arbitro Clémente Turpin.

Il primo decide la porta in cui si batteranno i rigori. Il secondo chi calcerà per primo.

Il piccolo dettaglio che può fare la differenza

È una formalità, mentre le telecamere inquadrano i volti dei giocatori a caccia di segni di nervosismo.

Come esperti e commentatori ripetono da generazioni, tutto ciò che si può fare è sperare che gli dei del calcio ti sorridano.

Così, tra scene di dita incrociate e preghiere silenziose di fan ansiosi, è facile perdersi come Fernandes vinca entrambi i lanci della moneta.

È facile anche perdersi cosa succede dopo. Un errore di giudizio da parte di Fernandes, agli occhi di qualcuno. E uno di quelli che possono dare un vantaggio al Villareal, ancora prima di calciare il primissimo rigore.

È anche un esempio del perché, secondo alcuni, i calci di rigore sono solo questione di fortuna. E invece sono un intricato mix di preparazione, abilità e strategia.

Rigori, questione di fortuna. O no?

I rigori fanno parte del calcio sin dagli anni Settanta. Prima di allora, in caso di pareggio di solito l’esito veniva deciso da un sorteggio, cioè in maniera del tutto casuale.

I penalty sono facili da capire.

Vince la squadra che ne segna di più, su cinque tentativi. In caso di ulteriore pareggio, si va avanti ad oltranza: la prima squadra che sbaglia, a parità di tentativi, perde.

Negli anni, i rigori hanno dato vita a spettacoli drammatici, per la gioia di chiunque ad eccezione dei tifosi delle due squadre coinvolte.

E sappiamo tutti perché, vero? Anche gli esperti lo sanno.

Cosa dicono gli esperti…

Per usare le parole di Franz Beckenbauer, campione del mondo e leggenda del calcio:

“I calci di rigore sono sempre qualcosa di incerto, perché coinvolgono tanta fortuna”.

E poi c’è Peter Shilton che, da portiere dell’Inghilterra (125 partite tra il 1970 e il 1990), di rigori ne ha dovuti affrontare parecchi.

“Il fattore principale nei rigori è la fortuna. Devi restare calmo e concentrato, ma la cosa più importante che ti serve è la buona sorte”.

E chi può dire diversamente, quando persino i giocatori stessi la pensano così?

Hugo Lloris fu chiaro, spiegando perché con la Francia perse ai rigori contro la Svizzera ad Euro 2020.

“I rigori sono una lotteria. Non siamo stati fortunati”.

Persino Marcelo, icona del Brasile e del Real Madrid, sa come funzionano le cose.

“I rigori sono come una lotteria, quando non sei fortunato la perdi”.

La strategia ottimale ai rigori

E hanno ragione, fino ad un certo punto. La fortuna, insieme a nervi saldi e coraggio e a tutti quegli elementi imprevedibili, fa la differenza.

Ma esiste un modo per ridurre quelle variabili? Un modo per girare i rigori a tuo favore?

Come spiegheremo nel resto dell’articolo, i rigori hanno molto più a che vedere con l’abilità piuttosto che la fortuna di quanto pensi la gente. Questo vale anche per il poker.

Per esempio, vedremo:

  • Come un portiere ha effettuato ricerche approfondite, come strategia per aiutare la sua squadra a salire in Premier League.
  • Come un altro portiere ha utilizzato dei trucchi mentali (facendo anche un po’ di cinema) per aiutare la sua squadra a raggiungere la finale dei Mondiali.
  • Come alcuni allenatori cerchino di usare una strategia avanzata nei rigori, prima ancora che la partita sia finita.
  • E come la nazionale inglese abbia trasformato la sua strategia sui rigori, puntando sull’abilità, quasi interrompendo 54 anni di sofferenze.

Ma prima della pratica, partiamo dalla teoria.

Perciò, qual è il segreto?

Ben Lyttleton è un giornalista di calcio specializzato nel racconto dei rigori.

Il suo libro, “Twelve Yards”, è una specie di Bibbia dei calci di rigore. Se volete, potete leggere i suoi articoli in materia anche su https://twelveyards.substack.com/.

Ha dedicato anni, e molte pagine, al modo in cui si calciano i rigori, a chi li calcia e a una moltitudine di altri fattori.

Ecco un riassunto:

  • Chi calcia per primo ha un vantaggio
  • Il tempo di reazione del giocatore, dopo il fischio dell’arbitro, è importante
  • Il linguaggio del corpo di un giocatore e la sua esultanza dopo aver segnato è una chiave
  • Una strategia indipendente dal portiere è la più sicura durante i rigori
  • I rigori più importanti sono il primo e il quarto

Ma cosa significa tutto ciò, esattamente?

Perché calciare per primi è un grosso vantaggio

Perciò, qual è stato l’errore di Fernandes nella finale dell’Europa League? Ha permesso al Villareal di calciare per primi.

Lyttleton è chiaro sull’importanza di questa decisione. E anche se il suo lavoro punta più sui trend che ad affermazioni di fatto, rende il lancio della monetina molto più significativo di quanto si possa pensare.

Prendete questo esempio. Immaginate di giocare la finale di una competizione importante. È la partita clou della vostra carriera e si va ai rigori. Dopo quattro tiri, il risultato è di 4-4.

Prima che la vostra squadra calci il quinto rigore, il vostro avversario si appresta a calciare il suo ultimo (hanno vinto il lancio della monetina e scelto di iniziare per primi).

L’arbitro fischia e, dopo una pausa di qualche secondo, il giocatore comincia la sua rincorsa, calcia e spiazza il portiere segnando. Alza le braccia al cielo per esultare, prima di tornare dai suoi compagni di squadra che si congratulano con abbracci e buffetti.

Tocca a voi. Sapete che dovete segnare, perché sapete che se sbagliate non solo perderete la partita, ma anche il trofeo.

Quale dei due rigori vorreste calciare?

Occhio al tempo di reazione del giocatore

C’è un altro dettaglio, nell’esempio di cui sopra, che secondo Lyttleton è molto importante.

Il tempo che passa tra il fischio dell’arbitro e il tiro dice molto sulla concentrazione mentale del calciatore.

Se un giocatore comincia la rincorsa appena dopo il fischio, può voler dire che è nervoso e non ha controllo emotivo. Denota fretta nel volersi liberare di un momento d’ansia, in un modo o nell’altro.

Al giocatore che aspetta succede il contrario. Magari fa un respiro profondo e si prepara bene, prima di cominciare la rincorsa.

Non è una regola ferrea. Anche i giocatori nervosi fanno gol. E anche i giocatori in fiducia sbagliano. Ma il trend suggerisce che questo abbia un effetto.

E poi c’è l’elemento che richiede più abilità.

La strategia indipendente dal portiere funziona meglio

Diamo una definizione veloce.

Una “strategia indipendente dal portiere” è quella più usata da chi calcia i rigori.

Di solito, il giocatore fa una rincorsa lenta e decide dove tirare in una frazione di secondo, dopo che il portiere ha cominciato a muoversi. È quasi sempre un bluff.

Se fatta bene, è praticamente inarrestabile. Ma c’è uno svantaggio cruciale.

Per eseguire al meglio questa strategia, ci vogliono tempismo e fiducia incredibili, cosa che non tutti i giocatori hanno. Specialmente nella finale di un torneo importante. Ecco perché il lavoro di Lyttleton suggerisce che molti giocatori dovrebbero usare la “strategia indipendente dal portiere”, completamente opposta.

Detto in un altro modo: scegliete un angolo, non cambiate idea, e calciate più forte che potete. Non guardatelo neppure, il portiere.

Quando un giocatore inesperto prova a battere in furbizia un portiere, cominciano i guai. E questo ci porta all’ultima regola di Lyttleton.

Perché primo e quarto rigore sono i più importanti

Forse non avete fatto molta attenzione all’ordine dei rigori. Ma come scrive Lyttleton, va gestito correttamente.

Il primo vi dà una partenza positiva.

Il quarto può farvi restare in gioco.

Ed ha perfettamente senso. Come i fan della nazionale egiziana possono dirvi.

Il problema con Mo Salah?

Durante la finale della Coppa d’Africa, a febbraio, l’Egitto ha affrontato il Senegal. E sì, il match è terminato ai rigori.

Mohammed Salah, star del calcio egiziano, nonché uno dei giocatori più forti al mondo, si stava preparando per battere il quinto rigore. Ma il suo compagno di squadra Mohanad Lasheen, subentrato a gara in corso e responsabile del rigore numero 4, vide il proprio rigore parato da Edouard Mendy.

Sadio Mane, all’epoca compagno di squadra di Salah al Liverpool, segnò il rigore successivo e regalò il successo al Senegal.

Salah, probabilmente il miglior rigorista in campo, non poté battere il suo penalty.

Non c’è niente di certo

Sono regole scolpite nella pietra? Lyttleton è chiaro: l’idea non è prevedere determinati risultati, ma fare in modo che si verifichino.

Questo però pone la fortuna sotto una prospettiva differente. E c’è un’altra parte dell’equazione che finora abbiamo trascurato.

Il portiere.

Brice Samba ha studiato

Che Brice Samba fosse un discreto para-rigori, lo si sapeva anche prima che il suo Nottingham Forest affrontasse lo Sheffield United nelle semifinali play-off della Championship.

In palio c’era un posto per la finale di Wembley. Il vincitore, si sarebbe guadagnato la promozione in Premier League. Perciò, quando la partita terminò ai rigori, la posta in palio fu davvero alta.

Le telecamere spiarono i volti nervosi dei giocatori. Tutti, a parte Samba.

Lui sembrava calmo, mentre beveva da una bottiglia d’acqua avvolta da un asciugamano. La poker face perfetta. La bottiglia sarebbe stata il suo compagno fino alla fine.

Oliver Norwood si presentò per primo dal dischetto, ma non poté fare nulla per impedire che Samba volasse sulla destra parandogli il tiro.

Dopo il gol di Forest, fu il turno di Conor Hourihane,. Samba non si mosse – raro per un portiere durante i rigori – ma fece un salvataggio istintivo a una mano, con la palla che sbatté sulla traversa lontano dalla porta. Fu come se sapesse esattamente dove Hourihane avrebbe calciato.

Sul 3-2 per il Forest, Morgan Gibbs-White, probabilmente il miglior giocatore quel giorno, si presentò sul dischetto per lo United.

Guardare attentamente Samba, in quel momento, fu affascinante. Fece anche capire il piano che, poi, rivelò lui stesso.

Un attimo prima che il piede destro di Gibbs-White impattasse sul pallone, Samba iniziò a tuffarsi sulla sua destra. Fu proprio lì che andò la sfera, e il Forest salì in Premier League per la prima volta dal 1999. Gran parte del merito, fu di Samba.

Fu solo fortuna? Un po’ sì. Specialmente quella traversa. Ma ci fu anche molto altro.Tutto ruota attorno alla bottiglia d’acqua.

Nascoste nell’asciugamano c’erano le istruzioni su dove, di solito, i giocatori dello Sheffield United calciano i rigori. Per qualcuno fu come barare. Per altri, un piano meticoloso stilato dopo un lavoro altrettanto di fino.

Lo “specialista” dei rigori

Questo è un modo per guadagnarsi un vantaggio. Ma ce ne sono altri. Come ad esempio, far entrare uno specialista dei rigori.

La strategia è semplice: l’allenatore manda in campo il portiere di riserva, durante gli ultimi secondi del tempo regolamentare, perché le statistiche dicono che in carriera ha parato più rigori.

Uno degli esempi più recenti è stata la finale della Coppa di Lega a Wembley.

Il tecnico del Chelsea, Thomas Tuchel, ha fatto entrare Keba Arrizabalaga al posto di Edouard Mendy (che, se ricordate, parò il rigore contro l’Egitto e vinse la finale della Coppa d’Africa. Ma lasciamo stare, per il momento).

Tuchel credeva che Kepa fosse più forte a parare i rigori. O forse pensava che questo genere di giochetti mentali avrebbe convinto i giocatori del Liverpool che lo fosse davvero.

Anche Lyttleton ne fu convinto. Ma il risultato non fu quello che il Chelsea sperava.

Non solo Kepa non parò nessun rigore. Fu il suo tiro, sul risultato di 10-10, a volare sopra la traversa, costando il titolo alla sua squadra.

Un balletto?

Il risultato fu più positivo, almeno per l’Australia, nel caso di Andrew Redmayne. Performance, è la parola giusta.

Come Kepa, il portiere di riserva dell’Australia entrò a pochi secondi dalla finale dei playoff mondiali contro il Perù. Il giocatore cercò di entrare nella testa dei suoi avversari, improvvisando un balletto durante i rigori.

Per un po’ non sembrò altro che una dimostrazione pubblica di eccentricità, che non avrebbe portato a niente. Ma quando parò un rigore, fu improvvisamente un colpo di genio.

Fortuna? Non esattamente. Abilità? Forse un po’, visto che riuscì a restare sulla linea mentre faceva volteggiare braccia e gambe. Strategia? Quasi sicuramente.

La nuova politica dell’Inghilterra?

Dove vogliamo arrivare?

Concludiamo con la Nazionale inglese, una squadra che quantomeno ha provato a imparare dal passato. Come ben sa il suo manager Gareth Southgate, e come ha scritto in dettaglio Lyttleton.

Fu il suo rigore sbagliato nelle semifinali di Euro 96 a terminare la memorabile estate dei tifosi inglesi. Un penalty sbagliato che suscitò persino la reazione della madre di Southgate.

All’epoca, fu l’allenatore Terry Venables che chiese “chi se la sente di calciare?”. I giocatori più in fiducia si fecero avanti. Quelli meno, rimasero in silenzio evitando il contatto visivo. Non lo dico per essere critico. Ha senso, quando la posta in palio è così alta.

Tornando al 2022, le cose sono più organizzate. I giocatori sanno bene come i rigori possano spesso andare ad oltranza, ben oltre il quinto. Questo significa che anche chi si è tirato indietro all’inizio può comunque essere chiamato a fare il suo dovere.

Southgate stesso sapeva chi scegliere e lasciò fuori Jack Grealish dai primi cinque battitori, nonostante il giocatore volesse calciare.

Ma anche con tutta quella preparazione, capita di sbagliare.

Anche i migliori giocatori non sono perfetti ed è ingiusto incolparli per un errore che spesso in realtà è dovuto più alla preparazione del portiere.

E allora un po’ di fortuna c’è. Eccome.

Il rigore perfetto

Per quanto riguarda il rigore perfetto, probabilmente questo titolo spetta ad Antonin Panenka. Il suo nome oggi è sinonimo di quel colpo con la punta, sotto al pallone, che imprime alla sfera una traiettoria centrale a palombella, l’umiliazione massima per un portiere. Oggi si chiama “cucchiaio”.

Quel rigore permise alla Cecoslovacchia di vincere Euro 76.

Fortuna? No. Strategia? No. Abilità? No. Geniale? Quasi sicuramente.

Ma cosa rende geniale un calcio di rigore? Come Panenka, ci vuole qualcosa fuori dall’ordinario.

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