Tuesday, 10th December 2024 14:03
Home / L’eterno dilemma del pokerista: meglio la gloria o i soldi?

La pellicola sul poker più amata dagli appassionati, “Rounders“, lo metteva in evidenza come una delle contraddizioni su cui si regge il film e, più in generale, la vita del giocatore: meglio la gloria o il “vil” denaro? Meglio le foto con i trofei, le interviste e i fan che ti seguono qualsiasi cosa tu faccia, oppure guadagnare costantemente con discrezione, e senza che ti conosca nessuno?

IL POKER E IL PARADOSSO DI MIKE E JOEY

“Rounders” si porta dietro questo paradosso, perché l’eroe che ha fatto appassionare migliaia di persone è Mike McDermott, non Joey Knish. Questo è del tutto spiegabile, anche per una questione di narrazione: il protagonista cerca il brivido, la sfida continua, un riconoscimento forse prima da parte di se stesso, che degli altri. Il suo mentore, invece, è il prototipo del cash gamer anonimo: troppo noioso, troppo tranquillo, troppo discreto per diventare attrattivo nei confronti della grande massa. Ma vincente, su questo non c’è alcun dubbio.

Un aspetto importante da capire è che entrambe le attività comportano dei brividi, ma quella del cash gamer è una scelta diversa, dove la celebrità è un inutile orpello, quando non apertamente dannosa. Il poker è un gioco di piccoli vantaggi e quello di non essere riconoscibili è uno dei più impagabili.

Dall’altra parte, la fama è come una sirena per il nostro ego, esercita una fortissima attrattiva nella nostra parte intima che vorrebbe un riconoscimento della propria abilità.

C’è poi il discorso legato alla tipologia e alla qualità di brivido che si cerca. Vincere un bel torneo di poker live, ma anche online, porta con sé una grossa scarica di adrenalina. Ma anche giocare un grosso piatto di cash game rappresenta un momento di forte adrenalina. A fare la differenza è la prospettiva temporale. Quella dei tornei ha una linea temporale obbligata, che è quella della progressione dei blinds, e che stabilisce una differenza di importanza dei piatti vinti, in base al momento in cui ciò avviene. Nel cash game, invece, ogni piatto fa storia a sé e conta per se stesso.

UN ELEMENTO IN COMUNE: IL BANKROLL

Qualsiasi scelta si faccia, è imprescindibile che il percorso sia accompagnato da una costante. Sia il professionisti di tornei di poker che quelli di cash game devono essere contraddistinti da una buona gestione del bankroll. Da questo punto di vista, i giocatori di cash game possono dirsi leggermente avvantaggiati, perché hanno un riscontro più frequente e immediato dello stato delle cose. Per i torneisti, invece, tutto è sempre legato in maniera più vincolante alla run, ovvero non tanto al fatto di vincere un colpo ma a quando lo si vince. Si possono vincere 49 coinflip che economicamente spostano poco o nulla e perderne uno che sposta molti soldi. Da un punto di vista statistico, saremmo in good run. Economicamente, invece, potremmo essere persino in perdita.

L’importante è sempre avere le spalle coperte da un corretto bankroll management, che ci consenta di mettere in gioco importi sostenibili per le nostre tasche, in ogni sessione.

IL CASO DI GUS HANSEN “SPARITO” DALL’EPT

Tornando al dilemma tra fama e soldi, su cui si sono interrogati e continuano a interrogarsi migliaia e migliaia di persone, ci sono casi piuttosto eloquenti. Qualche anno fa, era venuta fuori la storia di un giocatore che avrebbe vinto una cifra incredibile a poker, in partite private di cash game: circa 200 milioni di dollari. Eppure, nessuno conosce il suo nome e non avrà mai un articolo su di lui. Sono i casi di “Joey Knish” della vita reale, e se ne trovano a ogni livello del poker.

Un esempio celebre, però, c’è stato. Nel 2010, durante la tappa di Montecarlo dell’European Poker Tour di PokerStars, Gus Hansen (nella foto in alto) era atteso al day 2 dell’High Roller da 25.500€. Invece, la sua busta venne aperta dal personale del torneo, e il suo stack da 85.000 chips eroso dal procedere dei blinds. Sì perché Gus, a quel day 2, non si presentò del tutto.
In tanti si chiesero che fine avesse fatto, e la verità venne fuori qualche giorno dopo. Il campione danese aveva incontrato un miliardario russo, che lo aveva sfidato in una sessione privata di heads up cash game. Alla fine di quella sessione, piuttosto lunga, Gus venne fuori con un profitto di circa 2 milioni di euro. Il torneo venne poi vinto da Tobias Reinkemeier, per una prima moneta da 936.000€. Meno della metà di quanto era riuscito a guadagnare Gus Hansen, scegliendo “la grana” invece della “gloria”.

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