Friday, 29th March 2024 15:55
Home / Marco "MarcoMate" Costa, campione del Main Event Micro Series: "Vorrei insegnare matematica alle superiori"

Il Main Event delle Micro Series ha incoronato un matematico che per il momento impartisce lezioni private a qualche alunno oltre che quelle di Texas Hold’em ai giocatori della poker room più grande d’Italia, ma sogna di insegnare alle scuole superiori. Lui è Marco “MarcoMate” Costa, grinder romano capace di battere 3.297 avversari e incassare €22.685, un risultato incredibile alla luce dell’investimento di soli €10: “Mi sono qualificato con un torneo satellite, avevo deciso di giocare il Main Event solo se avessi vinto il ticket“. Infatti Marco è un esperto di cash game laureato in Matematica con 110 e lode che gioca i tornei solo saltuariamente, ma la sua scalata ha dell’incredibile. “Gioco circa 5 volte a settimana per 5 ore al giorno, ma non è una scaletta ferrea: il bello del poker è anche questo, puoi decidere tu quando scendere in campo“. Per arrivare dove è oggi, non ha mai depositato: prima si è allenato a soldi finti, poi ha costruito un bankroll giocando i freeroll, e dopo essersi laureato in matematica è diventato un giocatore professionista.

marcomate_main_event_micro_series.jpgMarco “MarcoMate” Costa, laureato in Matematica e campione del Main Event Micro Series

Come hai conosciuto il poker?

Tramite mio fratello, giocavamo sit and go e cash tra noi e con gli amici. Online ho sempre giocato su PokerStars.it, mi sono iscritto nel 2009 e ho iniziato a soldi finti per poi passare ai tornei freeroll giornalieri. Ho provato e riprovato finché non ne ho vinto qualcuno e così ho costruito il mio primo bankroll col quale mi sono cimentato nei sit and go da €0,50 e €1, finché non ho fatto level up a quelli da €10. Poi è arrivato il cash game, e mi ci sono dedicato quasi completamente.

Quindi sei uno specialista di cash game?

Lo preferisco. Sono partito dal NL10 e, level up dopo level up, sono arrivato al NL100 che gioco da ormai un annetto. Il cash è utile anche per imparare a giocare i tornei: in un MTT conta molto la fortuna, è importante vedere le mani buone, azzeccare gli spot giusti, essere dalla parte giusta del cooler… Se nel singolo torneo conta la fortuna, nel cash hai la possibilità di ricaricare quando perdi lo stack e, se sai giocare bene, prima o poi vinci. Giocare cash dà tante soddisfazioni anche se si vincono cifre più basse, una vincita così alta non l’avevo neanche sfiorata. Il mio risultato più importante l’avevo ottenuto trionfando in un Mini Night On Stars nel 2013, €4.294, per me erano già tanti soldi.

Con la cifra vinta potresti già passare al NL200…

È vero ma ho altri piani, voglio superare i €10.000 di bankroll per il cash game esclusivamente giocando cash, solo con le mie forze. La vincita che ho ottenuto in questo torneo la considero una cosa a parte, li ho già prelevati e non voglio reinvestirli nel poker perché non voglio montarmi la testa. Penso di essere un buon giocatore ma se salgo al NL200 probabilmente ci sarà qualcuno a massacrarmi, sono tanti i player forti che frequentano quel livello. Se farò mail level up al cash game sarà solo per l’esperienza ottenuta sudando sul campo.

Quindi cosa farai con i €22.685 vinti?

Li depositerò in banca ed eventualmente, un giorno, li investirò. Non ho intenzione di spenderli subito, anche perché in questo momento non sento di poterlo fare.

Quando hai deciso di giocare “seriamente”?

Ho conseguito la Laurea Magistrale in Matematica nel 2014 con il massimo dei voti, fino ad allora ho sempre messo lo studio in primo piano. A quel punto ho deciso di provare a intraprendere questa carriera semiprofessionistica del giocatore di poker e adesso cerco di portare avanti entrambe le cose. Vorrei diventare un professore di matematica, magari alle superiori ma anche alle medie va bene, sto cercando di entrare nelle graduatorie ma la strada è lunga, comunque già insegno privatamente matematica e fisica. Dall’altra vorrei comunque continuare a giocare, perché il poker mi piace e mi appassiona. Magari professore di giorno e grinder di notte, chissà.

marco_costa_marcomate.jpgMarco, in giacca e cravatta, con i suoi genitori e suo fratello

Le tue abilità da matematico ti hanno dato una marcia in più?

Nel poker la componente matematica è tantissima, molti non credono sia così ma è davvero importante. C’è anche il fattore fortuna, inutile negarlo, ma nel lungo periodo studio, esperienza e abilità sono più importanti della fortuna, che comunque incide nella singola partita. Le persone comuni hanno un certo pregiudizio sul poker perché lo vedono come un gioco d’azzardo, mi preme sottolineare che non è così. Il poker non è un gioco d’azzardo, certo è un gioco di carte, non le puoi controllare, escono in base alle probabilità, ma puoi prevedere e stimare, ci sono le percentuali, si applicano ragionamenti matematici, logici. Un principiante può vincere €10.000 in una sera ma può perderli la sera dopo. Servono tanto studio e applicazione. Si può pensare che il giocatore di poker conduca una bella vita vedendo quelli che guadagnano cifre milionarie come Hellmuth e Ivey ma fare il professional poker player non è molto diverso dal lavoro di chi la mattina si sveglia e va in banca. Gli orari possono essere differenti da quelli di un lavoro convenzionale, io ad esempio gioco di notte, ma l’impegno e la costanza servono in ugual modo. Sono anche un appassionato di scacchi, lì non c’è varianza e vince sempre chi è più bravo, ma l’ingegno e il calcolo sono dettagli determinanti anche nelle partite di poker.

Per vincere un torneo come il Main Event Micro Series, dove ci sono più di 3.000 giocatori, però serve anche la fortuna…

Inutile negare che la sorte è stata dalla mia: in un torneo non vai avanti se non vinci gli showdown, devi vincere i colpi a favori e anche quelli in cui parti sotto. Poi è importante lo stack management e la gestione del rischio perché ogni colpo può essere fatale e sbagliare l’importo delle puntate può costarti il torneo.

Com’è stato vincere un torneo del genere?

Le emozioni che ho provato sono state tantissime e non sono ancora finite. Non avevo giocato nessun altro torneo delle Micro Series perché ero in vacanza con amici ed ero indeciso anche sul Main Event, alla fine ho scelto di provare con un satellite da €10, ho detto “Se lo vinco bene, altrimenti amen, non lo gioco”. Ed è andata bene.

Ci racconti il tuo torneo?

Durante il Day 1 avevo anche 6 o 7 tavoli cash game aperti, nel Main Event navigavo sotto average ma il mio obbiettivo era non discostarmi troppo dallo stack medio. Ho chiuso la giornata con circa 120.000 chip e il pomeriggio trascorso dal Day 1 al Day 2 è stato qualcosa di incredibile: alla fine del Day 1 ero convinto che il giorno dopo ce l’avrei fatta, ho pensato “domani è il mio giorno”. Eravamo rimasti circa 200, già tutti a premio, e nonostante il mio stack fosse inferiore alla media avevo una sensazione positiva stranissima che non avevo mai provato prima, pensavo che con un po’ di concentrazione sarebbe stata la volta buona. Così al Day 2 ho giocato solo quel tavolo, a differenza della sera prima. I bui salgono, non vedo tantissime mani, navigo sempre un po’ sotto media fino a sfiorare i 10 BB. Ricordo di aver pushato anche qualche mano al limite come KQo e T8s da posizioni non ideali, mani che se vieni chiamato stai sempre sotto e devi sperare nel miracolo. Poi ho visto uno splendido AKs che mi ha regalato il raddoppio, è stato un colpo fondamentale perché mi ha permesso di tornare a galla. Sono arrivato al tavolo finale fra i chipleader, comunque gli stack erano equilibrati. Ho gestito, giocando tight, senza inventarmi mani particolarmente estrose. Bluffare al tavolo finale era inutile, chiamavano sempre. Erano tutti giocatori amatoriali, c’erano giusto un paio di regular. Non ho avuto mai scontri rischiosi e mi sono mantenuto sempre ai vertici del chipcount. Rimasti in 3 abbiamo discusso di un possibile deal ma uno di noi 3 non voleva, preferiva giocare fino alla fine, purtroppo per lui è stato punito dalla sorte uscendo terzo. Nel testa a testa finale sono partito in nettissimo svantaggio: il mio avversario aveva 24 milioni e io 9, ma ero troppo fomentato, contento, sicuro di me, ho pensato “Lo distruggo”!. Pensavo di essere più forte di lui e di avere buone possibilità nonostante lo svantaggio, e nel giro di 26 mani ho rimontato e vinto. Lui pagava spesso quando aveva top pair e second pair, così due scale mi hanno consentito di sorpassarlo, a quel punto abbiamo chiuso un deal ma non è cambiato molto, se così non fosse stato avrei vinto soltanto €700 in più ma volevo una sicurezza perché il mio avversario era imprevedibile.

Guarda la mano finale del Main Event Micro Series su BOOM

Come hai reagito dopo l’ultimo shodown?

Erano già le 4, ero contentissimo e incredulo. Ho provato sensazioni stranissime: non ho urlato, niente, non riuscivo a credere a ciò che avevo fatto. Ero bloccato, non per la paura, ero inerte, non per la stanchezza, ma perché avevo realizzato qualcosa più grande di quello che mi aspettassi. Quei €23.000 erano una cifra che non avevo mai visto prima. Ho svegliato mia madre, non sapevo cosa dirle, non ci avrebbe creduto. L’ho portata in salotto e le ho mostrato la cassa, è rimasta incredula e contentissima anche lei. Eravamo entrambi senza parole ed emozionati.

Cosa ne pensavano i tuoi genitori della tua passione per il poker?

Dopo la laurea ho detto a mamma che volevo diventare un giocatore professionista. All’inizio lo dissi solo a lei, non a papà, e ovviamente mamma non l’ha presa benissimo. Si fidava di me per i voti che avevo ottenuto dalla scuola all’università, poi mi ha sempre visto davanti al pc giocare in maniera sensata. Mi ha visto arrabbiato, però mi ha visto anche gioire tante volte. Aveva capito che avevo coscienza di ciò che facevo. D’altro canto, non ci sono lavori senza rischi, anche se apri un bar o un’edicola puoi fallire. Il vantaggio del poker è la libertà che ti dà, la possibilità di lavorare da casa e di guadagnare tanto. Lo svantaggio è non avere la certezza di un guadagno fisso.

Cos’è il poker per te?

Il poker è partito come un divertimento e nel tempo si è trasformato in un lavoro ma giocare per me è sempre divertente. Se non gioco per diverso tempo, dopo un po’ mi manca. Non significa che è una dipendenza: io gioco tutte le sere per guadagnare come altri vanno a lavorare tutti i giorni. Se studi e ti impegni, leggi articoli e vedi video su YouTube, è un gioco che può regalare grandi soddisfazioni. Ci vuole coraggio perché ogni sessione è un’avventura, ci sono mesi che puoi guadagnare e altri che puoi perdere, ma da quando ho scelto di diventare un professionista non credo di aver chiuso un mese in negativo, al massimo in pareggio. E non credo sia coincidenza o fortuna perché, nel cash soprattutto, la fortuna è in secondo piano rispetto all’abilità. Stile di gioco, studio e matematica fanno la differenza. Sono laureato, so di cosa parlo: c’è tanta teoria dietro, l’importante è studiare e applicarsi come in qualsiasi lavoro. Quando mi siedo, sono contento di giocare. È anche questo il bello del poker: non dipendi da nessuno, scegli tu se e quando giocare. E non è vero che non si fanno conoscenze, si incontrano tante persone anche in chat. Sottolineo che il poker non è solo positivo, ha anche lati negativi, capita di odiarlo quando gira tutto male ma l’importante è anche superare le difficoltà e capire che con tanto studio si va avanti.

Ringrazio la mia famiglia, che mi sostiene da sempre, e i miei amici.

Gianvito Rubino per PokerStars.it

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