Friday, 19th April 2024 18:51
Home / L' Effetto Moneymaker – Parte 1

Proviamo, per un attimo, a riavvolgere il nastro della nostra memoria di appassionati di poker e tornare a una data chiave per questo gioco. E’ il 23 maggio 2003 e la location è Las Vegas, dove si sta giocando la finale del Main Event delle WSOP numero 34. Al tavolo ci sono alcuni top players di quel periodo, come Sam Farha, Dan Harrington e Jason Lester. Tra i finalisti c’è anche un 28enne di Atlanta qualificato al Main Event (buy-in $10.000) attraverso un satellite da 39 dollari su PokerStars.com. E che non potrebbe avere un cognome più adatto per descrivere la favola che lo ha trasformato nella nuova icona del poker: Chris Moneymaker, ovvero “fabbrica di soldi”.

L’epilogo di quel torneo lo conosciamo tutti. Nel caso improbabile che qualcuno se lo fosse perso o dimenticato, Chris Moneymaker vinse quel tavolo finale battendo Sam Farha in heads-up e incassando 2,5 milioni di dollari. Da $39 investiti online a $2.500.000 vinti nel più grande torneo live al mondo. Questo è ciò che definiamo l'”Effetto Moneymaker”.

Perché siamo qui a ricordare quell’evento? Il primo motivo è molto semplice. ESPN ha da poco inserito un podcast sulla vittoria di Chris Moneymaker all’interno della bellissima e fortunata serie “30 for 30” (30 documentari all’anno di 30 minuti ciascuno, quasi tutti legati a storie di sport): “ALL-IN: Sparking the Poker Boom“. La seconda ragione è che quel giorno Moneymaker ci ha traghettato dal poker 1.0 al poker 2.0. Dopo 15 anni, alle soglie – o forse ci siamo già pienamente dentro – di un nuovo cambiamento, vale la pena capire come il poker sia arrivato fino a qui.

Prima di quel final table del 2003 i grandi eventi live di poker erano un’esclusiva per professionisti o ricchi appassionati del gioco. I satelliti di qualificazione esistevano già ma si trattava comunque di tavoli singoli da $1.000 di buy-in o da 100 dollari nel caso di mtt. Moneymaker ha mostrato a tutti le enormi possibilità offerte dal gioco online. Oggi si può raggiungere un torneo live internazionale a partire da 50 centesimi di dollaro (o di euro). Il suo exploit ha reso popolare e globale il poker. E non è poco.

I numeri parlano da soli. Al ME WSOP del 2003 ci furono poco più di 30 qualificati su PokerStars. L’anno successivo ne arrivarono 316. Nel 2005 i qualificati online diventarono 1.116 e nel 2006 raggiunsero quota 1.593. Sempre quell’anno i partecipanti al ME furono 8.773, un record ad oggi ancora imbattuto.

Il “Moneymaker effect” ha modificato anche l’immaginario collettivo. Prima di allora il poker era rappresentato dai media – più o meno verosimilmente – come un mondo fatto di ambienti fumosi, tavoli carichi di soldi/chips e bicchieri, personaggi in stile western o, nella migliore delle ipotesi, simili a quelli dell’iconico film Rounders. Ma Chris Moneymaker non rappresentava nulla di tutto questo. Era un normalissimo contabile, un uomo qualunque con la passione per il poker, in grado di trasformare 39 dollari in 2,5 milioni. E non dimentichiamo che proprio in quei primi anni duemila la televisione aveva iniziato ad osservare un po’ più da vicino il mondo del poker. Il momento era perfetto per “sdoganare” l’immagine di questo gioco.

Chris Moneymaker è stato l’uomo in grado di vincere il torneo più importante al mondo, nel momento mediatico ideale e con il cognome perfetto. Non ci poteva essere combo migliore.

Nel 2004 Moneymaker firmò il contratto che ancora oggi lo lega a PokerStars come “ambasciatore” della room nel mondo. E senza di lui, senza la sua vittoria nel 2003, forse oggi non ci sarebbero l’European Poker Tour e tanti altri eventi che si svolgono pressoché in ogni continente. Non potremmo parlare di numeri impensabili 15 anni fa nei tornei live, sia per quanto riguarda i giocatori che i montepremi distribuiti. Non potremmo raccontare le gesta di tantissimi campioni che sono cresciuti sul terreno seminato (di dollari) da Chris Moneymaker.

Da quel tavolo finale del 2003 il poker è diventato una realtà a 360°, fatta sia di giocatori che di addetti ai lavori. Una realtà che oggi necessita di nuovi adattamenti al mondo che cambia ma che non smette di stupire ed entusiasmare.

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