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Puntare al turn vs puntare al river

Marzo 9, 2021
di PokerStarsSchool

In questo articolo vorrei esaminare se sia meglio puntare al turn o al river con due tipologie di mani: mani di medio valore con cui vogliamo estrarre un’altra strada, e bluff (ovviamente, si tratta di mani senza valore con le quali abbiamo deciso di bluffare).

Per rendere la discussione più semplice, assumeremo che Hero abbia aperto da CO dopo che tutti hanno foldato fino a lui e che l’avversario chiami da BB. Lo stack effettivo è abbastanza deep – 150bb. Ho scelto uno stack così grande di modo che ci sia spazio di manovra, ma lo stack effettivo non avrà particolare importanza, visto che nei nostri esempi l’avversario sul BB si limiterà a check/callare. L’azione postulo sarà una c-bet di hero su un board con una carta alta e due carte basse e sconnesse, con l’avversario che ci chiamerà. Quindi, al turn scenderà una carta bianca e l’avversario checkerà. Possiamo assumere che il nostro avversario abbia una mano dal valore medio-basso. Ovviamente, non sarà sempre così, ma lo sarà la maggior parte delle volte. Sono consapevole che il tutto sia abbastanza vago, ma ciò che mi interessa esporre è il concetto. Andiamo a vedere le opzioni che abbiamo al turn.

Se stiamo bluffando, è meglio puntare o checkare al turn? Non considereremo il caso in cui il nostro avversario vada per un check/raise al turn, perché se lo facesse perderemo, bene o male, lo stesso importo. Checkando al turn, potremo avere la possibilità di bluffare al river qualora il nostro avversario puntasse, ma su un board così dry il nostro avversario cercherà probabilmente di chekc/raisare al river, se non ci è riuscito al turn. Quindi terremo in considerazione soltanto le volte in cui il nostro avversario ci check/callerà al river con una mano di valore medio-basso.

In una situazione del genere, penso che sia meglio bluffare al turn che al river. Perché? Per il nostro avversario sarà più facile chiamare al river, perché la mano si chiuderà lì. Al contrario, chiamando una bet al turn renderà la sua mano molto leggibile, e mostrerà esattamente la sua forza. Ciò, al river, lo renderà vulnerabile sia ad una thin value bet al river che ad un bluff, cose di cui non dovrebbe preoccuparsi se dovesse chiamare una river bet. Un altro fattore è che, se avessimo nuts, punteremmo praticamente sempre al turn, e quindi possiamo bilanciare il nostro range con qualche combo di bluff. In sostanza, credo che sia più difficile chiamare una turn bet rispetto ad una river bet – quando il turn è stato checkato – quindi penso che bluffare il turn sia la mossa più efficace.

Dopo aver visto cosa è meglio fare in bluff, cerchiamo di capire se con una mano di medio valore sia più profittevole puntare al turn o al river. Ovviamente, al contrario del bluff, vogliamo che per l’avversario risulti semplice chiamare la nostra puntata. Ovvero, deve poterlo fare con mani più deboli della nostra. Per i motivi spiegati nella prima parte dell’articolo è dunque preferibile checkare al turn e puntare al river. In questo modo perdiamo l’opportunità di poter estrarre valore su più strade; ma è vero che, con mani del genere, ingrandire troppo il piatto non è esattamente ciò che vogliamo. Un’importante considerazione, tuttavia, è che raramente riceveremo un check-raise in bluff al river, dopo aver checkato il turn. Dico “raramente” perché un buon reg, su un board dry, potrebbe decidere di inventare una mossa del genere. Le poche volte che ciò accadrà sarà per noi un vantaggio, perché è più semplice e meno costoso chiamare il check/raise dell’avversario al river piuttosto che al turn, in quanto non dovremo preoccuparci di ulteriori street successive. Quindi, anche nell’ipotesi che dovessimo subire un check-raise, preferiamo subirlo al river.

Queste considerazioni vanno però applicate in base ai diversi tipi di avversario. Come regola generale, vale quanto detto finora – è meglio bluffare al turn e thin valuebettare al river –, ma dobbiamo basare la nostra scelta anche in base alla facilità di call dell’avversario. Su questi board privi di draw dobbiamo esaminare un altro tipo di mano: in nuts – dove per nuts non intendiamo il miglior punteggio in assoluto, ma quelle mani che siamo felici di puntare per tre strade, assumendo che il nostro avversario checki prima di noi. Non si tratta quindi di quelle mani con le quali vogliamo giocarci tutto il nostro stack, e quindi un eventuale check-raise al turn potrebbe farci rivalutare la nostra azione. Dovrebbe essere ovvio che preferiamo puntare il nuts al turn nonostante le considerazioni precedenti, perché non facendolo perdiamo troppo valore, ed il valore perso in questo modo non viene compensato da un check al turn per estrarre valore al river. Quindi il nuts, come il bluff, va puntato anche al turn.

Considerando le precedenti assunzioni, possiamo affermare che è preferibile puntare al turn con nuts e bluff, e puntare al river con mani di medio valore. Il problema è che, ovviamente, un avversario che studia ed osserva riuscirà ad adattarsi a questa nostra strategia. Allora, come possiamo bilanciare in modo da essere quanto meno exploitabili possibile? Se non bilanciamo, è una strategia exploit abile, e fino a che punto lo è? Esamineremo il checkare dietro il nuts al turn più avanti, anche perché non è una mossa che faremo molto spesso se non vogliamo perdere troppo valore. Per quanto riguarda il bilanciamento del range vorrei prima parlare bel bluffare più spesso al river anziché al turn – senza nemmeno tenere in considerazione l’ipotesi di 3barellare – e/o puntare mani di medio valore al turn per poi checkarle dietro al river.

Esaminiamo l’exploitabilità del bettare mani di medio valore al river e mai al turn. Come potrebbe reagire l’avversario? Innanzitutto, potrebbe riconoscere le bet al turn come bluff o nuts. Quindi potrebbe correttamente assumere che le sue mani di medio valore abbiano lo stesso valore. Ma questo gli da un vantaggio in termini di equity? Se iniziamo a mixare, puntando al turn con mani di medio valore, allora per il nostro avversario diverrà corretto chiamare soltanto con la parte più forte del suo range. Quindi, bilanciando il nostro range, stiamo “costringendo” l’avversario ad agire in un determinato modo. Ma dov’è il guadagno di equity? Se, ad esempio, bettassimo senza bilanciare, e sia corretto per l’avversario chiamare con l’X% del range, allora potrà arbitrariamente stabilire a cosa corrisponda X. Tuttavia, se bilanciamo, l’avversario dovrà mettere soltanto il top del suo range in questo X%. Non potrà scegliere casualmente come bilanciare, perché non si tratta di una situazione nuts/air, quindi dovrà attendere delle mani più forti. Tuttavia, nonostante questo adattamento, il nostro avversario continuerà a chiamare correttamente, quindi non avremo nessun reale guadagno di equity.

Adesso esaminiamo il bilanciamento del nostro gioco del bluff, allontanandoci dalla linea “ottimale” per checkare al turn e puntare al river. Cosa otteniamo? Ammettiamo di puntare in maniera ottimale. L’avversario sa quasi esattamente cosa abbiamo quando checkiamo al turn e puntiamo al river, ovvero né bluff né nuts. Dico “quasi”perché ci saranno volte in cui il river migliorerà la nostra mano, e punteremo una mano molto forte al river, dopo aver checkato al turn. Tuttavia non capita spesso, quindi possiamo ignorare questo caso.

Non mixando il nostro gioco al river, siamo face up su una valuebet. Ciò permette al nostro avversario di conoscere abbastanza bene il nostro valuebetting range. Tuttavia, se aggiungiamo qualche bluff, tutto ciò che dobbiamo fare è aggiustare il nostro bluffing% (mentre continuiamo a tenere il range di valuebet) per riuscire a fare profit contro il nostro avversario. Non è facile dire a quanto corrisponda questa %, perché dipende dal tipo di avversario, ma in generale abbiamo bisogno di bluffare qualche river, altrimenti il nostro avversario sarà in grado di giocare in maniera perfetta contro di noi. Una volta arrivati a questo punto, dobbiamo bluffare ogni tanto, così come ogni tanto dobbiamo bluffare in situazioni dove possiamo avere nuts: per non dare modo all’avversario di giocare perfettamente contro di noi.

Il problema del betting pattern ottimale è che la nostra mano è face up una volta che checkiamo al turn e decidiamo di puntare al river. Quindi si applicano le classiche controindicazioni dell’avere una mano leggibile: per il nostro avversario sarà facile thin valuebettarci o bluffarci. Tuttavia, rispetto alle situazioni in cui siamo fuori posizione e decidiamo di check/callare al flop e checkare al turn, quando siamo in posizione dobbiamo “subire” queste giocate solo su una strada, anziché su due. Quindi, se rendiamo leggibile la nostra mano, il problema è molto minore se lo facciamo al river anziché al turn. E, ovviamente, l’unico modo per non essere face up è checkare il nuts al turn qualche volta.

Ma dobbiamo chiederci: ha senso perdere una strada di valore con una mano così forte? Sinceramente, credo che questa sia una di quelle situazioni che richiedono un bilanciamento meno frequente rispetto a molte altre.

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